JOHN MELLENCAMP (Life Death Love and Freedom)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  14/08/2008
    

Lontano dalla carica del “Cougar” di anni ormai passati, (quel nome che poi alla fine resta l’unica cosa positiva della vita musicale di Tony DeFries manager di David Bowie) con affianco a se la sua leggendaria band ti regala come quattordicesimo album: Life Death Love and Freedom, una collezione di electric folk-blues songs che non ti aspetti -e lo si capisce dall’acustica e splendida Longest Days che apre il disco-, registrate in modo impeccabile negli studi di Bloomington in Indiana e mixato a Los Angeles con Burnett a supervisionare il tutto (così entusiasta da affiancare John anche sul palco in una esibizione a sorpresa a San Francisco all’Hardly Strictly Bluegrass Festival).
Life Death Love and Freedom, ognuno di questi quattro temi viene abbracciato con testi profondi ma mai come la morte, che sembra fluire avanti e indietro nei pensieri di Mellencamp alla ricerca di quell’”anima” per ogni canzone, perché alla fine sono forse le più intime, oneste e toccanti della sua intensa e lunga carriera. Da poco membro della Rock and Roll Hall of Fame, il suo folk, voce e chitarra a tratti pulsante e elettrico, è tutto bilanciato dai sentimenti che sprigiona tra chiaro e scuro assai distante dal calore dell’ultimo Freedom Road ma poi non così lontana da Our Country, ripensando alle parole sul mito delle Chevy, cadute in disgrazia nel tentativo di tornare a far risplendere il mito americano. John continua a guardare il suo/nostro “paese” che respira a fatica, fermo nel tempo, se si pensa alle parole di Jena che segue la controversia razziale dello scorso anno avvenuta appunto a Jena in Louisiana, ancora bianchi e neri in lotta.
Un nuovo approccio dato al concetto di morte che si affaccia anche nella corrucciata If I Die Sudden, nella vivacità contagiosa di My Sweet Love, alla protesta della toccante Mean, la critica che non poteva mancare sulla guerra in Iraq con la spinosa Without a Shot, che raggiunge vette di puro lirismo da songwriter ("So we open up our eyes at midnight/See the setting of the sun/Foundation is crumbling/The inner structure's gone/Used up by corruption/And the passage of time/We hope we've got some fight left/'Cause our children, our children are dying"). Lo stesso dicasi dell’ombrosa Young without Lovers, delle seducenti Troubled Land e Don’t Need This Body, al delizioso folk-blues di John Cockers che toccano la disperazione del nostro quotidiano.
A Concludere Life Death Love and Freedom uno spiraglio di positività con For the Children, un’atto di fiducia verso i figli che crescono in un mondo troppo caotico e la ballata A Brand New Song nella speranza di un futuro migliore. Life Death Love and Freedom non è il Mellencamp che amo, ma c’è tanta bellezza e verità nelle sue tracce (la meravigliosa Ride Hack Home, un capolavoro…), e tutto ciò lo si augura ad ogni singer-songwriter e che John Mellencamp ha trovato da un pezzo.