FAT DIXIE (Spinning My Wheels)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  10/07/2008
    

Fin dalle prime note, accompagnate dall’armonica, della tosta Backroad (“I’m just country, unlike the rest”) i Fat Dixie mettono le cose in chiaro. Certo il roots che pervade molto la scrittura di Spinning my Wheels strizza l’occhio all'anima sudista degli Skynyrd ma dopotutto è country-roots, energico e vitale. La loro storia inizia nel 2006 quando Jared Sutton (voce e chitarra), Shaun Cook (batteria) e Jarrod Baker (chitarra e armonica) -noti ai più perchè anima dei Bishops Alley, band dell'Oklahoma- hanno aggregato T.J. Chesshire (voce e chitarra) e Bobby Miller al basso, che insieme costituivano la band texana dei Ragtown, da questa unione di band e di suoni, con sede operativa in quel di Seminole in Oklahoma, il progetto Fat Dixie ha preso consistenza senza però intralciare in nessun modo il percorso delle loro band di origine (in 7 anni hanno suonato più di 1000 show, realizzando 3 album).
Nei ritagli di tempo hanno scritto le canzoni per i Fat Dixie ed ad ascoltare il risultato di quest'ultimo Spinning my Wheels, il sound che viene fuori dalle 15 canzoni, è una bella immersione nel rock texano elettrico con alcune ballate qua e là a prendere fiato (tra roots e rock ballad, Running You Down e Stallions) prima di riaccordare la giusta tensione delle chitarre, quanto mai figlie di un rock sbarazzino molto stradaiolo. Ecco allora l’affabile incedere di After All che carica l’aria della tensione giusta che è pregna di terra rossa che arriva dall’Oklahoma nel sound red dirt della title-track per mischiarsi al roots chitarristico splendido di Drive On, un brano magnetico per quattro minuti di pura bellezza.
Continuano a graffiare da una parte con Pull Me Into You e la brillante Don´t Know How che resta in circolo parecchio, My Left Hand ha un fascino tutto suo ma mai quanto Casey, suntuosa nel suo lento immergersi dal country in un roots tutto cuore e chitarre. Quindici brani sono forse un po’ troppi, chiudere con la scoppiettante Whiskey Road Show, dal titolo che è tutto un programma, con un bel giro per il Texas sarebbe stato meglio che terminare con 3-4 ballate rock non sempre all’altezza, si salva I Will, meno riuscite To You, We´re All The Same o il blues di The Blues Song, ma nulla toglie alla riuscita complessiva di Spinning my Wheels.