Un album folk per una serie di ballate introspettive sotto la produzione di Rick Rubin. Questa la scelta di
Jakob Dylan per il suo nuovo lavoro e di certo un progetto più impegnativo di quanto possa sembrare se da una parte si pensa alla leggenda paterna, ma Jakob non sceglie di aspettare una maturità quantomeno anagrafica per dare spazio alla sua voglia di un percorso da folk-singer e devo dire che alla fine riesce a tenere viva l'essenza cashiana che sprigiona in
Seeing Things per tutta la durata dell'album: una serie di canzoni elettro-acustiche di buona fattura che anche alla scrittura sembra convincere fin dall'apertura di "
Evil Is Alive and Well, Maybe in a palace, it may be in the streets, Maybe here among us on a crowded beach..." o quando si sofferma nella splendida
War is Kind su una serie di lettere scritte da un soldato in guerra, e il tratteggio emozionale che ne scaturisce non si perde di certo dietro la sua flebile voce.
La dolcezza di
Valley of the Low Sun e della conclusiva
This end of the_telescope insieme alla brillante
All day and all night e al folk limpido di
Will it Grow mostrano un Dylan a suo agio in questa nuova veste, certo si potrebbe fare un'appunto che ad esempio l’acustica e riflessiva
Everybody Pays As They Go di certo sarebbe molto più bella con dietro il suono muscolare dei
Wallflowers ma queste ballate come la sfavillante
On Up the Mountain gli danno ragione (chi cerca un motivo valido per avvicinarsi a Seeing Things, allora questo brano regge da solo ogni dubbio sulla sua avventura in solitario) ma anche da
I told you i couldn’t stop e
Something Good This Way Comes, folk-rock aggraziati e magnetici, arrivano segnali incoraggianti e di certo mi incuriosisce l'appuntamento per il prossimo fine settembre in terra texana all'Austin City Limits Festival quando suonerà con i “zepeliani” Gold Mountain Rebels.
Staremo a vedere, comunque
Seeing Things è qualcosa in più di un semplice disco del figlio di Bob Dylan.