La prima cosa che salta all'occhio č senz'altro la bellezza della copertina in stile cartoon, e quel mondo horror che raffigura ve lo ritroverete nei testi di
Living in the Aftermath tra amori che sbocciano con il popolo alieno, A-bombs e insetti vampiri da b-movie ispirati alla serie Twilight Zone.
Chris Mills sa benissimo che nella vita bisogna perseverare per riuscire ad ottenere quello che si desidera sperando di non perdere per strada tutto quello che ti circonda. La sua determinazione a braccetto con il suo talento (nel 1998 il suo album di debutto, emblema dell'alt-country movement che impazzava in quel periodo) la si trova anche in quest'ultimo lavoro con tanto di quel carisma, voce e canzoni come da tempo ci ha abituati, ma mai abbastanza per il mercato discografico annaspando in una via di mezzo che non gli ha permesso di spiccare il salto definitivo.
Living In The Aftermath copre un lasso tempo di 6 anni, dal silenzio di quegli anni porta con se storie e temi che passano dal sociale al politico per un ritorno comunque suggestivo: folk e rock con una strumentazione ricca (piano, organo, strumenti a fiato senza dimenticare il banjo suggestivo di Jon Rauhouse). Il clima gioioso e spensierato che si avverte fin dall’iniziale
Calling All Comrades, č l’ideale per spezzare la cupezza del nostro quotidiano, seventy style che echeggia insieme ai violini countryeggianti della splendida
Living in the Aftermath, la title-track, Mills la canta da dio, ha una gran voce ma anche a parole non scherza… "
Blood is a funny thing, the more you lose sometimes the more you gain".
Il piano spezza questo clima di pura allegria nella ballata
Nightmare At 20,000 Feet dove dona un fascino particolare ad un brano che cresce col passare dei minuti e che Mills si carica tutto sulla sua voce,
A Such a Beautiful Thing, Wilco style per un brano che risplende in tutti i sensi dalla melodia alla scrittura, un valzer impreziosito dal violino e tocchi leggeri alla pedal steel. Si torna a far bisboccia con la trascinante
Untitled No. 1, la sfrenata
Atom Smashers per continuare con la fresca e deliziosa
Blackbirds, sempre col piano e l'organo in un mix crescente che funziona eccome anche in
I Guess This Is Why (They Invented Goodbye).
Can't Believe chiude il disco, voce e chitarra acustica e dove
Chris Mills ribadisce che ha ancora qualcosa da dire ed č un bene per tutti coloro che continuano ad ascoltare i suoi dischi.