Curiosa la scelta del vocalist Jared Lightfoot di chiamare il proprio gruppo riallacciandosi ai versi di un poema di Jim Morrison, che con i Doors descriveva le sue esperienze mentre si dissetava con una bottiglia di ottimo whisky texano. La
Wicked Brew Band arriva da Benton, Tx e
Down South è il loro nuovo disco e le canzoni di questo album sono puro distillato di pensieri che nascono percorrendo le highway del Lone Star State, quelle piene di fuorilegge, cowboy e ricordi di paesaggi e storie da film western ben scritte e cantate, senza prendersi troppo sul serio.
Hanno iniziato la loro avventura con un EP intitolato
First Shot registrato dal vivo a Waco, Tx seguito da
Two-Faced che ha rappresentato l'amore per la slide su cui riversare in
Down South la versalità della band -dall’Hardcore country a punte southern, spruzzate western, blues e bluegrass- tutte a confluire in canzoni dal fascino particolare che si ascoltano con estremo piacere e che rendono la
Wicked Brew Band un gruppo di tutto rispetto nel panorama roots della scena texana.
Down South è ricco di collaborazioni tra le quali spicca quella del songwriter Keith Davis per un suono finale maschio, grezzo e diretto con quell’aria sfacciata che si respira nelle loro canzoni e che te li rende ancor più simpatici.
Un buon songwriting che aiuta il leader Lightfoot a instradare la sua indole spiritata, che traspare dalla sua voce, fin dall’apertura dell’alcolica e pastosa
Im alright, ricordi anni 70 e sano roots alla texana, mandolini e refrain assassini, per cambiare corsia velocemente per del sano e vitale country con l’amabile
Memory Disappears per poi deliziarci con il roots-rock di
Beer Muscles, armonica e melodia profonda per uno spaccato di vita della loro terra con la voce calda di Jared in un duetto seducente ma tutta la band gira a mille (il resto della band è composta dalla lead guitar e mandolino nelle mani di James Harley Durham, il basso di Rick Watson, la chitarra di Cory Cooper e per ultimo Kevin Finn alla batteria).
Piccolo goiellino è
Dont know what im doing, allegra e cupa allo stesso tempo tra refrain e intro che hanno poco di texano alla sezione ritmica che diventa spavalda in un battibaleno ad accalorare il loro modo di abbracciare più generi senza mai perdere il filo conduttore della melodia di
Down South, proprio lei, la title-track, con quel piano ridente e cantata alla Shooter Jennings è un rock nero e seducente che insieme alla sfrenata
Bury me in Texas, chiude un trittico a dir poco splendido. Rumori di fondo da ambientazione western accompagnano la tenebrosa
The devils are all here, ghiotta e succulente occasione per un viaggio nelle radici roots texane che diventa imperdibile quando Jared indurisce la voce e i “diavoli” fremono impazienti…
Allora è tempo di sano country robusto e ruspante e
Raising Hell in the Bible Belt e la voce di Jared ci riescono molto bene, perché poi la splendida
Kick the tires si porta con se queste atmosfere roots per confluire in un rock con tante chitarre corrosive e cupe. Il disco non cede nemmeno alle strette delle ultime tracce, il country godereccio e canterino di
Go truck yourself ti entra in testa in fretta, l’incantevole
Hog Branch è come un fiore bello è profumato per chiudere con la tosta
Turns me on e
Whisky Leather and Lace, molto irish style.
Down South è uno di quei dischi che il lettore cd pretende mentri percorri la highway 290 verso Fredericksburg e la Luckenbach hall. Un piccolo capolavoro che porterò con me la prossima volta che solcherò quella strada nel cuore del West Texas.