Band molto giovane quella dei
Texas Renegade, si sono formati nel 2002 in quel di San Marcos e con l’esordio di
3 A.M., prodotto dal talentuoso country-teller Jason Allen, si erano immediatamente creati un piccolo spazio nel mondo della Texas Music con quel mix seducente giocato sull’uso dell’armonica e del mandolino per un album tra ballate ma piuttosto ruspante. La band dei
Texas Renegade è rappresentata da cinque paladini che arrivano dal Central Texas: Andy Bertelsen è il leader e songwriter nonché chitarrista che si divide la scena del protagonista insieme a Tyson Carver, chitarra elettrica e mandolino, per completare le file del gruppo con l’armonica di Kasey Klepfer e Eli Carver e Matt Pigg alla sezione ritmica, precisamente basso e batteria.
Ho avuto la fortuna di vederli suonare lo scorso marzo nei dintorni di Austin, la serata era fresca e umida ma non per quel motivo la mia attenzione era più desta del solito: semplicemente il suono di quest’ultimo
After Everything risuona come allora all’ombra di una quercia illuminata come un’albero di natale, caldo e accogliente nella pura tradizione cantautorale country-roots della loro terra. Il suono è prevalentemente elettro-acustico, se sul palco si muovono con disinvoltura, dove sono a loro agio con una strumentazione ricca, la sintonia dei cinque amici dalla nascita la si avverte anche dalla note di questo loro secondo disco, dove ognuno di loro ha il proprio spazio senza mai sovrastare quello degli altri, come se ci fosse un rispetto dei ruoli.
Band da 150 spettacoli all’anno, non meravigliano affatto le comparsate con nomi illustri quali Billy Joe Shaver, Reckless Kelly, Ray Wylie Hubbard (con cui tralaltro Tyson ha avuto l’onore di suonare in Snake Farm), ecco allora sin dall’apertura il loro piatto forte con armonica e mandolino: la dolcezza della prima apre
Angel Of The Moonlight per una roots ballad brillante mentre al secondo spetta introdurre la splendida
More Than I Deserve, un roots stavolta che se da una parte apre il cuore dall’altra fa correre veloce i pensieri. Stessa luce per una
Love Is A Funny Thing che ci fa conoscere anche la sezione ritmica dei Texas Renegade, ma alcune ballate roots dimostrano più di altre la crescita nella scrittura e il volto maturo della band, brani come
Born To Love You e
Summer Again, sono delle piccole gemme che ci fanno amare il Texas e fanno spiccare il volo a
After Everything.
Ma il disco è piuttosto vario dalle roccate a volta bluesy di
Julie che non ci impiega molto per affascinarti a
Better Than Being Alone dove si pesta con più foga sulla batteria e le chitarre sono più distorte del solito, al divertimento di
Bar Ditch, un country nel nome del signore, quelli che farebbero bene alla nostre chiese grigie e piene solo di dolore e morte, un inno alla gioia di vivere. Un finale contraddistinto da un paio di ballatone come
Still The One,
Gettysburg emerge il country riflessivo della conclusiva
Cigarettes And Whiskey e la disinvolta
Cold in California, dove Andy prende in mano la chitarra acustica e lascia andare la sua voce, seducente e salutare come questo
After Everything.