BO COX (Rich Man's Gold)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  08/06/2008
    

Il fatto che il disco sia prodotto da Mike McClure da l’idea di cosa troverete in Rich Man’s Gold: un rock asciutto tipico delle terre dell’Oklahoma (dove il disco è stato registrato) e il country-roots gagliardo che Bo Cox porta con sé dalla sua terra, San Marcos dove è nato e poi Houston dove è cresciuto, che di certo non deluderà i fan della Texas/Red Dirt music.
Rich Man’s Gold è il suo disco d’esordio, ballate solide è molto spigliate, si respira aria fresca dalle sue canzoni e poi l’aggiunta di qualche impasto blues non fa altro che renderlo più vario e i puristi del suono del Lone Star State non resteranno delusi anche se Bo gioca molto sulla varietà in questo disco e canzoni come Between the Lines e Talkin’ with the Devil rappresentano bene questo concetto.
Cresciuto in una famiglia con la passione per la musica, all’eta di 15 anni ha iniziato a suonare la chitarra contagiato dal feeling festaiolo che si respirava tra le mura domestiche e principalmente dalla figura del padre, un gran musicista che aveva in Merle Haggard, George Jones e Willie Nelson le maggiori influenze. Dotato di un buon songwriting e con una rodata band al seguito composta da Shawn Camfield alla lead guitar, Kris Pierce al basso e Mike Dumoit alla batteria, Rich Man’s Gold a tratti autobiografico (storie luttuose che solcano la title-track o la fine di una relazione che trova spazio in Send me an Angel) si fa apprezzare sin dai riff potenti di Travs Intro che squarciano il silenzio e che anticipano la voce dura di Bob che solca Between the Lines, una rock ballad che non è un capriccio passeggero ma condensa in un paio di minuti la musica per Bo, lineare e coriacea come piace ai texani, proprio loro che hanno bisogno di sentirsi comunque a casa e Carousel ha sì i violini delle loro terre, ma il roots di contorno è pura goduria.
Se Send Me An Angel è una doverosa ballata che ci si aspetta prima o poi saltare fuori, Talkin with the Devil mostra quella sua attitudine a ricercare un suono chitarristico che poggia la curiosità su atmosfere blues-eggianti, se nel primo caso si tratta solo di un puro rodaggio, la scoppiettante chitarra che imperversa in Gone non può che ammaliare anche il bovaro più distratto.
Certo a sentire l’incedere di una magnetica Coming Down è difficile resistere, trasparente malinconia texana per una rock ballad che si bea nelle chitarre allo stesso modo di quelle di Winter che rootsano alla grande per un brano rilassante e delizioso. I violini della magnetica Burning You ricordano il Chris Knight di North Dakota mentre la tosta Rich Mans Gold è puro red dirt/texas sound, vibrante, legnosa con tanti riff potenti e insieme alla conclusiva Every day, perla elettro-acustica contraddistingue uno splendido duetto finale. Artista da tenere d’occhio Bo Cox, per adesso godiamoci Rich Man’s Gold.