Tom Petty dopo la celebrazione del documentario diretto da
Peter Bogdanovich “Runnin’ down a Dream” ha riformato la sua prima band da Gainsville, Florida, per portare a termine quello che forse non accadde nel lontano 1975 quando al momento di firmare il loro primo contratto, la casa discografica ebbe grosse riserve sul progetto
Mudcrutch ma non su di lui: come finì? Tom si incavolò e sciolse il gruppo e si portò con se il chitarrista Mike Campbell e il tastierista Benmont Tench per poi formare gli
Heartbreakers per una carriera gloriosa di oltre trent’anni.
Insomma Petty ha voluto chiudere quella ferita e dopo aver ricontattato Tom Leadon e Randall Marsh (gli ultimi che mancavano all’appello) ha inciso questo
Mudcrutch, un bel disco, perché contiene una serie di canzoni che riportano alla mente i fasti di anni passati in cui il nome di Tom & Friends risplendeva di una luce abbagliante (non che l’ultimo Highway Companion non sia un bel disco, ma questo è un altro Petty, mettiamola così). Si comincia con una ballata come
Shady Grove ma con la brillante
Scare Easy siamo nel classico suono alla maniera dei primi Heartbreakers, fresco, tante chitarre ma quello che si nota maggiormente è il feeling tra i componenti della band e Mudcrutch è un susseguirsi di primizie che forse nemmeno lo stesso Petty aveva messo in cantiere al momento della rimpatriata.
Ecco allora
Orphan Of The Storm con quell’aria country ed acquista un sapore tutto particolare a
Six Days On The Road che è un rockaccio boogie molto spigliato per poi confluire in
Crystal River che dura un’infinità, una jam di 9 minuti, con tante chitarre che sembrano prese direttamente dai tempi allucinogeni anni ‘70 della West Coast…
Liriche di vita di famiglia e non mancano le ragazze con la morbida
Oh Maria, per un attimo di pausa che confluisce in
This is a Good Street dove a prendere il microfono in mano è Tom Leadon e si sente, per fortuna si torna in carreggiata con la secca e diretta
The Wrong Thing To Do e con il country tradizionale di
Queen Of The Go-Go Girls. A chiudere degnamente Mudcrutch ci pensano una cover illustre come quella di
Lover on the bayou dei Byrds, canzone splendida come sempre, una
Topanga Cowgirl irresistibile nella sua semplicità e ti si attacca addosso immediatamente, a
Bootleg Flyer che sembra il retro di un disco dei suoi classici e il country pastoso di
House Of Stone. Lunga vita a Tom Petty!!