BART CROW BAND (Desperate Hearts)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  12/05/2008
    

Leggero passo indietro per la Bart Crow Band che lasciano per strada quell’aria salutare del Texas, quella che si poteva trovare nel loro album di esordio, Finally, in cui ben si amalgamava alle sfuriate rock vicine al sound red dirt, canzoni dopotutto semplici e decisamente in palla. Desperate Hearts si apre con Driftin’ in the Wind che ti fa capire immediatamente che qualcosa forse non quadra: questa bella canzone era presente sull’album di esordio, qui viene ripresa per una nuova versione che francamente non è all’altezza della precedente, sarà più elettrica ma effettivamente lascia l’amaro in bocca e poi quel coretto finale era da evitare.
Insomma la produzione di Mack Damon lascia un po’ a desiderare, al vigore giovanile della band vengono tarpate le ali per un rock piuttosto monocorde e troppo schematico con poco spirito libero texano, ascoltate il piano che accompagna Hollywood con la comparsa dell’orchestra e ancora il piano della modesta Understand ma anche St. Valentine è sullo stesso piano solo Sweet Imitations ha alcuni sprazzi interessanti ma son poca cosa. Queste sensazioni, ahimè compaiono nelle parte iniziale disco, peccato perché i ragazzi ci sanno fare, Back Down non è certo la migliore di Desperate Hearts, ma scorre fiera, le chitarre elettriche gracchiano e quella acustica iniziale e tipica della loro terra.
Per fortuna la parte centrale risolleva le sorti del disco, Roses è una rock-ballad aggraziata e piacevole che prepara il campo a Once a day dove finalmente il country-roots entra di prepotenza in scena con la voce di Bart che si divide tra violini e chitarre acustiche affascinanti e intense, una splendida canzone o nella sbarazzina Desperate Hearts, anche se quel coretto è poco digeribile. Change è più fluida e tosta, solo chitarre e batteria, svestita di ogni artefizio, secca e diretta.
Un bel sentire, che continua con New York, una rock song spensierata e sfacciata, allo stesso modo di quando salgono sul palco, perché credetemi dal vivo sono tutt’altra cosa le canzoni ed è questo che salva parzialmente quest’ultimo lavoro.