BO RAMSEY (Fragile)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  09/05/2008
    

Ritorna il chitarrista e produttore Bo Ramsey con Fragile ed erano ben 10 anni che non incideva nuovissime canzoni, ma al contrario del titolo di questo nuovo album il suo songwriting e la sua musica appaiono ancora seducenti e qualitivamente validi. Stiamo parlando di un grande cantautore che nell’arco di trent’anni ha pubblicato undici dischi, che sembra avere ancora molto da dire, anche se forse i commenti che si odono oltre oceano sono un po’ troppo pompati (tra i più belli della sua carriera e così via…).
Certo il disco è una bella sorpresa, sarà stata l’aria di Iowa City che lo ha accolto lo scorso fine anno per andare a registrare queste nuove 11 canzoni, o la co-produzione di Pieta Brown (che tralaltro ha suonato il piano e le tastiere su questo disco) o la compagnia di un gruppo di artisti di indubbia qualità a dargli stimoli e ispirazione: parlo del batterista Steve Hayes, il bassista Jon Penner, il tastierista Ricky Peterson e con la comparsata anche del figlio di Bo, Benson, alle tastiere. Insomma il morbido rootsy-blues di Fragile è sorprendente e inaspettato perchè le sue parole dopo Stranger Blues erano chiare: “Well, that's probably the last record I'll make”.
Il blues-rock che aveva (ri)trovato nel precedente lavoro del 2006 Stranger Blues, una buona collezione dei suoi brani preferiti per una bella rinfrescata, metteva in luce ancora una volta che Bo Ramsey ha le idee chiare su cosa il pubblico si aspetta dalla sua chitarra (il suo ultimo album è del 1997 In the Weeds). Nato e cresciuto a Burlington in Iowa, Robert Franklin “Bo” Ramsey ha avuto un ruolo predominante nell’evoluzione dell’Iowa Sound, un mix di blues/folk/rock, ma col passare degli anni la sua reputazione di produttore è divenuta più importante delle sua chitarra, sebbene ascoltando il messaggio che trasmette la title-track, Fragile, possiamo avvertire il nuovo pensiero dell’artista Ramsey: “We live in such a fragile time and need to remember that our lives are also fragile.”
Un bel rock fluido e armonioso che spezza il morbido incedere del disco che fin dai brani iniziali ti cattura allo stesso modo, l’apertura con la magnetica e seducente Can’t Stop, lenta e quasi bisbigliata che continua tra Dreamland e Burn it Down, lasciando che la voce a tratti cavernosa, da orso, e la chitarra prendano il sopravvento in Tell Me Now trovando la perfetta alchimia nella splendida Same for you, un brano dove i pensieri spiccano il volo e si lasciano guidare dalla musica, la stessa della sublime strumentale In the Woods.
Nella parte finale il blues disteso di From Buffalo to Jericho, il ritmo della roccata And I Wonder e sembra che i tempi non siano affatto cambiati dalle registrazioni degli anni ’80, per chiudere con l’intima ed emozionante I Don’t Know.