BLACK CROWES (Warpaint)
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  Recensione del  13/04/2008
    

Warpaint è il primo album di studio dopo lunghi sette anni per i Black Crowes: 11 nuove canzoni (solo God’s Got It non è farina del loro sacco ma è stata scritta dal reverendo Charlie Jackson) e con due nuove presenze, Luther Dickinson alla chitarra e Adam MacDougall alle tastiere. I corvi ritornano e sembra proprio che abbiano ritrovato verve e riff di tempi passati e tengono lontani i periodi scialbi e nebbiosi in cui annaspavano dopo quel gioiello di Amorica (parlo dei deludenti Lions e By your Side).
Il ritorno in carreggiata è presso che basato sul recupero degli ingredienti che avevano contraddistinto il loro debutto Shake Your Money Maker e ai riff stoniani che tanto amano i propri fans, i fratelli Robinson hanno aggiunto il country e il soul/gospel (con cui hanno preso confidenza in questo lasso di tempo), fino all’anima blues/southern che pervade in gran parte quest’ultimo lavoro. Se in quell’album lo stile dei Black Crowes era sintetizzabile nella carica della splendida Jealous Again, in Warpaint tutto ciò è assimilabile nel primo singolo, nella slide guitar e nei riff bluesy della trascinante Goodbye Daughters of the Revolution.
Le 11 canzoni di questo nuovo lavoro si muovono con disinvoltura tra versanti più cupi, liriche dure, chitarre incendiarie e mix heavy tra organo e basso, Walk Believer Walk, We Who See The Deep e Wounded Bird, fino all’acustica e deliziosa ballata Locust Street. Evergreen è una canzone d’amore senza acuti almeno nei versi, perché la band si danna l’anima e l’apporto di Luther Dickinson dei North Mississippi Allstars si fa sentire e i capisaldi della band (Steve Gorman alla batteria e il bassita Sven Pipien) sembrano splendere di nuova luce strizzando l’occhio agli Allman Brothers sebbene il livello medio di durata delle canzoni è nella norma e solo una volta si eccede surclassando la vetta dei 6 minuti arrivando però a segnare un impennata tutti insieme appassionatamente nella coda con gli spiriti della splendida Oh Josephine (”oh Josephine you're dressed in black oh Josephine your eyes are blue and i know now there's no turning back oh Josephine what will we do?") ed ai colori zepelliani di Movin’ on Down the Line con tanto di tastiere e al ritornello funky groove di “It's alright sisters, it's alright brothers, we all get down sometimes.”
Warpaint testimonia che i fratelli Rich e Chris Robinson hanno ancora tanto da dire e sembrano davvero una band compatta che ha ancora un futuro da scrivere, basta sentire il pezzo finale Whoa mule un piccolo gioiello elettro-acustico.