NELS ANDREWS (Off Track Betting)
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  Recensione del  13/04/2008
    

Ricordo con piacere il suo debutto del 2005 con l’ottimo Sunday Shoes, uno tra i migliori album di Americana/Alternative Country dell’anno. La vita di Nels Andrews ha subito parecchi cambiamenti da allora ed ora vive in quel di New York ma il suo modo di scrivere non ha avuto flessioni, anche se nuove tonalità di colori, di suoni si intravvedono all’orizzonte. Sempre musica profonda e scarni arrangiamenti, il suo country-folk resta per palati fini e questo nuovo album, Off Track Betting, ha ancora con se il sound roots e desertico del New Mexico. Gli ultimi 2 anni sono stati intensi, come racconta lo stesso Andrews:” Ho vissuto al margine della vita, dormendo sul pavimento e nei parcheggi, scivolando dentro e fuori bar e coffee shops di città che conoscevo appena.
In macchina, miglia e miglia. Ho vissuto queste esperienze quando ero giovane, a vent’anni, rincorrendo come Jack Kerouc nel suo libro on the road, la giovinezza e il mito del viaggio. Ho ri-trovato in questo modo un romantico ottimismo che sembrava oramai smarrito, e Off Track Betting è figlio di queste sensazioni
.” Prodotto da Todd Sickafoose, le nuove canzoni sono state registrate a Brooklyn e della grande mela porta con se i suoni di fondo ma sono soprattutto i ricordi dell’Alaska, fino alle foreste del South Dakota, a colorire i suoi testi.
L’uso di fondo della chitarra, principalmente acustica, al basso e alla batteria si aggiungono strumenti a tastiera e oltre all’organo compare il mellotron come nella vivace e spedita Rented White Sedan, il banjo, l’arpa e la pedal steel senza dimenticare l’intro orchestrale che apre la seducente Fever Dream.
Come sulle scarne e malinconiche note di Butterfly Wing e Lady of the silver spoon, su tutto ciò poggia la voce di Andrews che riecheggia Jackson Browne specialmente quello di Late for the sky mentre alcune canzoni portano con sé picchi di creatività: Temple Incense, splendida, che rispecchia appieno i due volti di Andrews, tra deserto e città, alla vibrante Three Days, al piano della seducente Shoot out the stars, alla disinvolta e audace Sunday Shoes fino alla conclusiva Dollar and the Dream, suggestiva, poetica, con la partecipazione di Ann Egge. Una bella conferma per Nels Andrews.