Il West Texas non è per tutti, ma di certo le canzoni di
Joe Ely sono tanto sincere e autentiche quanto la terra che lui chiama casa. Con solo la sua voce sublime, una chitarra acustica e lo sfavillante lavoro nelle retrovie di
Joel Guzman,
Live Cactus permette di (ri)scoprire una manciata di canzoni che hanno fatto “storia”, una parola che bisogna interpretare in ogni sua sfaccettatura (prendete ad esempio
Miss Bonnie and Mr. Clyde, la storia dei noti fuorilegge, canzone scritta nel suo ultimo album Happy Songs From Rattlesnake Gulch cantata alla Johnny Cash tanto per intenderci, chitarra e voce), interpretate in modo sontuoso per romantiche storie d’amore (
All just To Get to you) che la coppia Guzman&Ely colora rendendole memorabili, basta sentire cosa sono capaci di fare con
Up on the ridge che apre il disco.
Il Cactus Cafè è un delizioso locale annesso all’università, sempre in quel di Austin, dove la gran parte dei songwriter che passano in città (e questo da anni e anni) anche gratuitamente, lasciano la propria firma sul registro delle presenze. Il posto dove artisti come Ray Wylie Hubbard, Guy Clark, Alejandro Escovedo e lo stesso Ely si sentono a casa. Questo
Live Cactus è uno spettacolo acustico, senza honky tonk o country, il rock lo hanno lasciato all’entrata, ma è una serata perfetta per canzoni come
Letter to Laredo o
Because the Wind e c’è anche spazio per alcune cover, da
Wind’s Gonna Blow You Away di Butch Hancock e
Where is my Love di Randy Banks oltre a quella di Van Zandt,
White Freightliner Blues.
Il duo compone una serie di quadretti malinconici come
Maybe shell find me o in
All that You Need, dove la perdita della fattoria e lo spostamento in una nuova città è cantata da Ely con trasporto e col cuore :”
Mama got a job in the cotton gin / Grading cotton by the bale / She cried when a trailer full of cotton come in / From the farm we had to sell”. Canzoni come
Up on The Ridge,
I Wanna slow you down, l’epica
Letter to Laredo e la trascinante
Ranches and Rivers sono squarci di luce nelle tenebre e le sensazioni che il disco trasmette credetemi si avvicinano parecchio a quelle provate il mese scorso, lì sotto al palco, a due passi da loro, in quella che è stato l’appuntamento classico della serata Americana del South by Southwest, festival musicale di Austin: sensazioni che trasparivano anche dal viso di
Ryan Bingham quando si è avvicinato a Joe Ely per cantare una trascinante
White Freightliner Blues, un sentito omaggio al grande
Townes Van Zandt.
Mentre ad Austin sorseggiavo una Lone Star, suggerirei un bel bicchiere di vino per questo disco standosene comodamente seduti in poltrona: lasciatevi ad esempio trasportare dall’essenza di un piccolo gioiello come
I’m a Thousand Miles From Home, date volume al suono della fisa di Guzman e alla delicatezza che trapela dalla voce cristallina di Joe Ely. Un gran disco.