KYLE HUNT BAND (Ride)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  16/02/2008
    

Cresciuto nella piccola cittadina di Rice, Texas, Kyle Hunt sembra che avesse sin da piccolo il destino segnato, avevano deciso che il suo mestiere dovesse essere quello di cantante. Sul palco è salito in tenera età spinto dalla sua insegnante a partecipare ad audizioni canore (e sembra che non ne saltasse una) mentre lui cercava, giustamente di divincolarsi per correre a giocare a baseball. Attraverso gli anni ha continuato a cantare con la sua famiglia e con gli amici, avvicinandosi alla Texas music anche grazie alle canzoni di Robert Earl Keen, iniziando a prender sul serio l’ipotesi di incidere un suo brano.
A dire il vero il risultato non lasciava presagire nulla di buono, essendo non proprio in linea con la musica che trasmettevano le radio locali perché calcava troppo la mano sulle chitarre. Ma dopotutto quella canzone gli cambiò la vita e la scena musicale texana divenne la sua casa. Ha sempre scritto canzoni dividendosi il compito anche con il padre che lo ha appoggiato anche quando ha formato la band ed inciso l’album di debutto, My Way.
Un disco che ha portato successo e riconoscimenti con partecipazioni, parliamo degli ultimi 6 anni, a festival e viaggi in giro tra Oklahoma e Texas. Ma col tempo la sua musica è leggermente cambiata, la voce resta sempre decisa, i testi trovano ancora terreno fertile, da classico songwriter, nelle storie di strada, nei ricordi di bevute tra amici, della giovinezza spensierata ma anche storie di vita ordinaria, poco edificante, ma a dare un senso alle sue liriche ci volevano più chitarre elettriche, una batteria rocciosa e una strizzata d’occhio al southern rock. Certo il texas sotto sotto lo si sente eccome, ma qui l’aria è decisamente più tosta, il rock è bello corposo, di quello che ti fa sobbalzare dalla sedia.
Insomma il ragazzo è maturato ancor più in questo nuovo e scintillante lavoro, Ride, ed il suo sound è davvero corrosivo, voce calda e potente e una band dietro di lui di tutto rispetto: oltre a Kyle Hunt, voce e chitarra acustica, c’è Jacob Williams alla batteria, Aaron Copeland alla lead chitarra e Colt Lawhon al basso. Il motore della motocicletta e le chitarre ficcanti della title-track, che apre il disco, ti danno una scossa, la voce di Kyle ti accompagna lungo un “Ride, baby, Ride…”.
Le chitarre sono indiavolate, ti accompagnano in giro tra il Texas di Bad Days, di quelli belli e spensierati, e poi immergono il country nelle acque del Mississippi in Phoenix. La Kyle Hunt Band fa di tutto per tenerti a galla, ci pensano le scosse di Drinkin’ Class, un rockaccio sporco e ruvido o quando decide di spezzare il ritmo lo fa con la splendida Stop Drop & Roll: una sorta di summa del rock pensiero della band. Davvero, notevole. Devotion è calma apparente, rabbiosa, meno lineare della successiva Life’s A Beach, che è rock limpido ma dopotutto sono texani e l’elettro-acustica Singles Bar è un gran bel sentire e tiene a bada i fantasmi della terra solitaria con una ballata rock di pura bellezza.
Anche se il richiamo southern di Queen of the Honky Tonks è secco e costante restiamo dalle loro parti allo stesso modo di Harsh Wind, tra boots e whiskey che bruciano al primo sorso. A chiudere Ride ci si incammina verso il sound red dirt dell’Oklahoma con Tulsa Time ma a December tocca chiudere il disco. Una rock ballad splendida. Che disco questo Ride!!.