MICHAEL DEAN DAMRON (Bad Days Ahead)
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  Recensione del  14/02/2008
    

Michael Dean Damron ha deciso di dare una virata alla sua vita artistica, tutto ciò fatto nelle file degli I Can Lick Any Sonofthebitch in the House, nome a dir poco grazioso, di certo non lo rinnega (quattro cd, di cui uno live). Infatti dopo essersi ritagliato uno spazio tutto per se con il disco del 2005 A Perfect Day For A Funeral (dove palesava la volontà di prendersi una boccata di aria fresca), non poteva svanire il ruvido southern rock con cui è professionalmente cresciuto perché è sempre con lui, quindi insieme alla nuova band i Thee Loyal Bastards il volume del vostro stereo ritornerà ad essere alto, ma traspare la volontà di scrivere oltre a classiche rock songs altra roba tra folk e country, e se con la precedente band questo non poteva accadere adesso è libero di aprire il suo songwriting tra le schitarrate di Bad Days Ahead, il suo, dopotutto, album di debutto. Nelle file del nuovo gruppo è presente Sam Henry alla batteria nella doppia sessione con Andy Bacon e il bassista Allen Hunter che provvedono a renderla bella tosta, poi completa la chitarra Morgan Geer (sentire come si diverte nella piacevole By the Time I Get to Heaven).
Un album di sano rock, lontano dalla mediocrità radiofonica, per una collezione di brani intensi, ruvidi, costruiti come un diario che contraddistinguono la prima parte di Bad Days Ahead: I love the Rain è un blues-rock corposo tra riff elettrici potenti e il suono dell’armonica che ti si attacca addosso tra testi che spulciano tra religione e politica e cantati con voce rabbiosa. Rock senza fronzoli tra la title-track, la bella Swear to God davvero granitica, dove forse il ricordo di un divorzio alle spalle non fa altro che alimentarne la rabbia: "I’ll show you, baby, how bad I can hurt myself". Tralasciando Hallelujah, fuori sincrono con il resto dell’album, con la dolce Ghost si intravvede una certa vena introspettiva che segna la sua maturità come ben evidenzia anche Hotter Hell: “Right now my heart is broken/ My spirit’s weak/ There ain’t no rest for a rock ’n’ roll man like me”.
Anche Moonshine mostra appieno la stoffa di Michael Dean Damron, una splendida canzone sull’infanzia, lontano da casa tra cavalli e santuari. Folk, roots e rock e non è certo un mistero che la sua giovinezza sia trascorsa insieme alle sue leggende Johnny Cash, Townes Van Zandt fino a Steve Earle. A chiudere degnamente Bad Days Ahead, ci pensano le chitarre e il rock sbarazzino di Andy Gibb e di Best I’ve Felt in Years e non poteva mancare certo una ballata impastata di country, e Baseball Ends Early è un gran bel sentire.