MATT POWELL (New Kind of Something)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  17/01/2008
    

Nato e cresciuto a Rocky Mount, Virginia, Matt Powell è un singer/songwriter, multi-strumentista e produttore. Ha trascorso parecchio tempo ad Austin anche se non è texano, gli piace suonare, andare in giro, scoprire nuove cose, gli piace Steve Earle ed ha amici come Jarrod Birmingham e Brian Rung, insomma è difficilmente inscatolabile in un unico genere, restando in tema musicale. In questo suo ultimo lavoro, New Kind of Something che è il suo quinto del tutto indipendente, si notano differenze dai precedenti album ma da ognuno ha tratto con sé qualcosa: il rock è la base del disco, diretti e trascinanti, ma si intravvedono l’essenza country di Ten Gallon Heart e l’anima bluesy del debutto The Money and the Grass (senza dimenticare il roots di Fluke Luck and Jesus e le atmosfere magnetiche di Dragonfly).
Insomma se dei suoi passati cd non ne conoscevi nemmeno l’esistenza, beh, questo New Kind of Something è il disco perfetto per conoscere Matt Powell. L’essere un poli-strumentista l’aiuta parecchio; passa dal piano alla batteria fino alla chitarra e mandolino e insieme a Britton Beisenberh ha registrato a Ramble Creek, Austin questo cd che rappresenta meglio l’artista e il cantante Powell: “It’s the best record I’ve ever made across the board; writing, playing, singing and producing”. E può ben dirlo, perché New Kind of Something è un disco di valore, che si lascia ascoltare perché contiene molte belle canzoni che svariano dall’americana, al rock con le chitarre ben salde nelle mani, ad introspettive ballate folk-roots un po’ di blues ed echi country tanto da entrare prepotentemente nella charts del Texas ed Oklahoma.
Dotato di una bella voce, il disco parte in quarta con l’arioso roots-rock pastoso e roboante di Roadbound Man dividendosi la scena iniziale con brani dal classico stampo americana, incipit con solo voce e chitarra acustica (Missing you) per poi apprezzarne appieno la melodia e il bel lavoro alle chitarre oppure a Heavy Enough, dove il suono della batteria e prepotente e non da meno le chitarre che si aprono spazi per lunghe cavalcate, un rock diretto e godibile. Il fascino di New kind of Something lo si costruisce anche con Dandelion e The Closet Thing to Home, delle folk-roots songs di forte impatto per melodia e bellezza delle parole che Matt Powell canta con passione, allora si intravvedono, nelle tonalità più morbide, tocchi blueseggianti a rendere grazia, ad esempio, la ballata (davvero bella), Where so you go?, per quasi cinque minuti tra chitarre notturne e cupe avvolte dalla voce di Powell per un quadretto finale pieno di pathos (da notare anche gli echi country/blues di Trouble Nawadays).
Accenna qualche contaminazione pop ma solo per abbellire delle ballate, per aggrazziarle ancor di più (Soap and Water e When you Danced), sonorità ammalianti dopotutto. Chiudono nel modo migliore New Kind of Something, la trascinante My Wicked Tougue, rock deciso e chitarre corrosive, che sconfinano nella ballad Good to Not Be Gone, dove Powell chiude il cerchio in lungo solo. Un disco da ascoltare, consigliatissimo.