AARON WATSON (Barbed Wire Halo)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  16/01/2008
    

Tre sono le qualità che mi hanno colpito ascoltando il nuovo lavoro dell’Honky Tonk Kid di Abilene, Aaron Watson: l’amore per il country, il modo di cantare e di scriverne di belle canzoni. Poi, se avete avuto la fortuna di vederlo suonare on-stage, allora capirete che i classici country show-man da hit radiofonico distano da lui anni luce, a tal proposito niente di meglio che un suo pensiero:“If you want to be as famous as you can, go somewhere else. But if you want to pay the bills, have fun and do it for a long time, you play music in Texas.”
Parole sante per una dedica speciale alla sua terra. Ritornando al disco, da notare che il connubio con il produttore Ray Benson continua (vincitore di un grammy con gli Asleep at the Wheel) ed è stato particolarmente azzeccato –sono anche diventati veri amici, quelli con cui parlare di tutto e da cui si impara molto- la spigliatezza festaiola di San Angelo e l’ottimo Honky Tonk Kid del 2004 ne sono la testimonianza di questo feeling creativo. Ebbene, giunto al quinto lavoro di studio, viene pubblicato in tiratura limitata questo Barbed Wire Halo, dove Aaron Watson omaggia la musica gospel chiamando a se la partecipazione della Wesley United Methodist Choir, la collaborazione di Tim Curry ma anche di Billy Joe Shaver alla lettura di versetti della bibbia che anticipano alcune canzone dell’album (Philippians 3:12-14, John 8:12 e Roman’s 7:24-25) e del grande Pat Green.
Ma non lasciatevi trarre in inganno, siamo sempre in territorio country, anzi insieme ai fedeli Orphans of the Brazos la bandiera del new brand del country targato texas resta ben salda nelle mani, ma soprattutto nella voce, nella musica e nei testi del miglior Watson di questi anni, come lui stesso ribadisce: “It's a very country album. A lot of the songs have a good message. It is the best country album we have ever done." Il disco scorre con piacere tra ballate country piene di pathos che hanno nella voce, nell’accompagnamento di vivaci violini e nella melodia arme vincenti, I’ve Always Loved You, e momenti di struggente malinconia in Sonshine.
Con la voce di un vecchio predicatore, ecco Billy Joe Shaver recitare i versetti della bibbia tra una canzone e l’altra: la fede, la preghiera, il recupero di valori che sembrano essere ormai lontani ricordi nella società odierna: ma senza patetismi, lasciati fluire tra country old-time vivaci e piene di allegria, Old Chunk of Coal, e trascinanti country-roots come Where The River Flows.
Una rilettura di Amazing Grace da brividi, cantata in compagnia di Kina Lankford, cantante texana molto nota, per quella che è il più famoso inno in lingua inglese (di John Newton) qui cantata col cuore e con solo una chitarra acustica ad accompagnare le due voci. Difficile trovare pause: dalla soul-gospel Nothing but The Blood che ti sorprende per bellezza e vigore, a Farther Along che ha nei toni roots le note giuste a renderla gradevole, fino alla title-track dove Watson canta “God bless Texas” altro esempio di country classico.
Restano la ballatona I Met Jesus in a Bar e la lovettiana Long.
Un album di country ben suonato e cantato. Ben fatto Watson…