JIM LAUDERDALE (The Bluegrass Diaries)
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  Recensione del  16/01/2008
    

Vincitore di un grammy, per oltre due decadi in quel di Nashville è stato uno dei miglior songwriter in circolazione, il Bluegrass troubadour Jim Lauderdale sembra aver trovato nuova linfa vitale negli ultimi anni. Infatti ritorna sulle scene con il suo nuovo cd intitolato The Bluegrass Diaries uscito verso la metà di settembre del 2007 dopo che nello stesso periodo ma del 2006 confezionava ben due album che mi avevano sorpreso e non poco, per freschezza e bellezza delle canzoni: sto parlando del classico country di Super Hits, Vol. 1 e di Bluegrass (nominato ai grammy), meritatamente acclamati da critica e pubblico riuscendo a coniare a modo suo il country alla George Strait e il Bluegrass dei duetti passati con Ralph Stanley.
Le premesse erano buone e anche questa volta Jim ha scritto (anche insieme ad altri artisti tra cui Shawn Camp) e suonato, un album delizioso. Prodotto da Randy Kohrs, The Bluegrass Diaries è una collezione di undici brani originali in cui Lauderdale costruisce una serie di quadretti musicali con la sua innata capacità di mischiare il country al suo songwriting, a volte diverse tra di loro ma autentiche e affascinanti. La solitudine, la perdita, la voglia di riscatto sono alla base della traccia iniziale This is The Last Time (I’m Ever Gonna Hurt) che dà al cd una sferzata di energia tra country e blues, tra soli dei banjoisti Richard Bailey e Aaron Till.
L’album scorre tra la spensierata e intrigante All Roads Lead Back to You, alla nostalgica Chances fino alla vivace One Blue Mule che corre spedita tra i solo di Randy Kohrs e Clay Hess e alla conclusiva Ain’t No Way To Run festosa e semplice che lascia un po’ di spazio a tutti. Il tema centrale dell’album mostra tutte le qualità compositive di Jim Lauderdale, dalla canzone d’amore dalla parte di Hank Williams in Can We Find Forgiveness, splendidamente cantata e arrangiata in maniera perfetta a My Somewhere Just got Here altro bluegrass tirato e riuscito.
Un paio di classiche country ballad e lamenti bluegrass come in I Wanted To Believe e Are you Having Second Thoughts e canzoni che lasciano il segno: prima l’apporto di Camp in Looking for a Good Place to Land dove Jim canta: “I’d fly a million miles / Just to see you smile / Just to place a lily in your hand” e poi con la malinconica It’s Such a Long Journey, davvero bella e resa magnetica dalla voce di Lauderdale.
Ma come sempre ci si trova un po’ di tutto nei dischi di Jim Lauderdale, per quello che sembra essere soltanto il primo di una trilogia che nei prossimi mesi ci regalerà altri 2 dischi sempre per la Yep Roc. Ma son certo che la sua vivacità soddisferà anche i più puristi amanti del bluegrass.