Una band tosta quella dei
Chute Nine. Puro texas hard-country suonato e cantato con gran personalità e come li definiscono dalle loro parti “Ranch-rock”. Questo è il loro album d’esordio,
Love & Hate datato 2005 che in questa nuova versione (la
Texas Edition), viene riinciso, capovolto e riscritto con l’aggiunta di 3 brani, ma resta comunque un esordio interessante. Classica band formatasi sui palchi in giro per il lone star state e la romantica
80 acres descrive molto bene la nascita di quest’avventura perché è stata scritta intorno a quella che è stata una decisione importante, presa insieme a mogli e figli (oramai una ventina di persone al seguito, trascinate nel circuito dei rodei negli ultimi 5 anni!!):“
I live on 80-acres and it takes money to do what we’re doing. Follow your dream, I’ll stake these 80 acres, cause, baby, I believe” canta Jamey Kadrmas, il front-man e chitarrista dei
Chute Nine.
Il resto della band è composto da Mark Plavica voce, chitarra e tastiera, Stingray al basso, Glenn Esparza alla chitarra elettrica e Kerr MacKenzie alla batteria (inoltre con la collaborazione di Jim Waddell al Sax, Darryl "Doody" Abrahamson ai fiati e Jean Ballhorn al violino).
80 acres è l’essenza della band, un brano che inizia come un vecchio 45 giri dei lontani anni ’70 per poi presentarci il suono pieno di chitarre dei Chute Nine che aprono porte che rilasciano jam emozionali per poi ritornare al piano di un classico bar texano per 5 minuti e mezzo di puro piacere. Ma anche le nuovissime canzoni hanno un senso, sono quelle che proiettano i Chute Nine nel futuro: ascoltate la deliziosa
Mexican Dog, una canzone che non ha nulla di radiofonico ma col profumo e il feeling alla south-of-the-border: un uomo incontra una senorita, la senorita lo lascia ma non prima di avergli “mollato il suo cane”.
Una canzone che ti fa ballare, ti fa sorridere e ti fa venire voglia di berti un margarita mentre ascolti questi versi: “
Now I got a Mexican dog, I can’t say his name, He don’t come when I call. When he’s not bitin’ He’s lickin’ his balls. And I hate him right down to his fur, But all I got left of her… Is this Mexican Dog.” Uno spasso, no? Il trittico prevede poi il country sbarazzino tipico da saloon di
Texas, una highway song sul ritorno a casa, alla propria terra d’origine “
Now I’m home for the first time in Texas, and I’m back where I ain’t never been” per terminare con la trascinante
Chicks. Ma la spensieratezza contraddistingue anche
Houng Dog, una brillante canzoncina country da una parte e dall’altra un inno contagioso che ti penetra sotto pelle.
Una cover che non ti aspetti , quella dei police (
Every breath you take!!), che incredibilmente funziona… e la band qui ci mette l’anima e Glenn Esparza si clona tra chitarra, dobro, banjo e hammond. Tra rock diretti e chitarristici, impastati di country
Do you Still do It e
The Night the Boys Went Out, a
Can You Feel That che è dedicata ai soldati presenti nella controversa guerra in Irak, una canzone che nel ricordo dei familiari lontani si divide tra ballata e rabbia. Chiudono
Music American, rocckata al punto giusta, bella melodia e un bel lavoro del violinista Jean Ballhorn e
Reason Enough altra bar-room song pianistica e chitarristica.