MARK McKINNEY (Get It On)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  16/01/2008
    

Da una famiglia originaria di Ottawa con un padre diplomatico è facile immaginare come la sua infanzia sia stata un peregrinare continuo, ma fatto anche di bei ricordi dalle diverse città intraviste durante quello che resta sempre un gran bel giro per il mondo: Trinidad, Parigi, Mexico fino a Washington D.C. Ai giorni nostri le radici della sua famiglia son ben piantate a Manhattan, New York mentre lui ha preferito il caldo del Texas: il ragazzo si è sempre dato da fare con la musica sia alla stazione radio del suo college che sul posto di lavoro di un negozio di strumenti musicali. Singer-songwriter cresciuto con la musica di Willie Nelson, Marc McKinney è al suo album di esordio, Get in On: 13 canzoni rock che strizzano l’occhio alle radio station, alcune un po’ troppo per i miei gusti ma altre lasciano il segno e ben ricordano la primavera Texana tra americana e roots pastosi e diretti, una voce forte, testi attuali che delineano una invidiabile freschezza compositiva e poi da anche sfoggio di ottime qualità da musicista: quando suona l’armonica o quando imbraccia la chitarra acustica.
Al primo ascolto, soprattutto la parte iniziale di Get it On si notano alcune somiglianze con Shooter Jennings, non quelle country del sorprendente The Wolf, ma quello di Electric Rodeo sentire Comfortable In This Skin, il suo singolo di debutto parla chiaro e la canzone è subito entrata nelle Texas Music Charts: il suono gli dà ragione, rock energico e potente, ben cantato e suonato, ma fatta eccezione per Party Soul, le successive Stomping Ground, Fall e Story of my Life sono un po’ troppo mainstream, costruite per un facile appiglio e non hanno molta personalità. Per fortuna nella parte centrale del disco si lascia andare a quelle che sono le influenze della terra in cui ha deciso di vivere, l’armonica che apre Bonfire fa drizzare le antenne dell’attenzione, un brano di pura americana splendido, la band si lascia andare, le chitarre diventano fluide e la voce di McKinney fa il resto.
Ci prende gusto e la seguente Get your Country On è decisamente in palla, rock senza fronzoli e tosta (alla Shooter appunto!) ma anche gli echi country della bella Reckless in Texas, canzone in cui il dolore e la sofferenza possono dare la forza di andare avanti, e per concludere con Addicted un roots-rock dove chitarre acustiche ed elettriche si dividono la scena con merito. Le qualità di Mark McKinney si intravedono finalmente e fanno ben sperare per il prossimo disco, sempre se permetterà all’anima texana di venir fuori definitivamente nel suo rock.
A chiudere il disco ancora qualche bella canzone: Stranger Things su tutte ma anche Are We Doing This, rock ariosi e trascinanti e per ultimo The Myspace Song la più irreverente e divertente canzone che resta al di fuori dell’album in un certo senso (voce e chitarra, bella dopotutto).