Il singer-songwriter da Tampa,
Ronny Elliott, molto apprezzato nella cerchia del cantautorato folk americano ma non dalle case discografiche, arriva a pubblicare il suo nono album e, come da molti anni a questa parte, continua a collezionare una serie di piacevoli e bizzarre canzoni/aneddoti e crude confessioni. La sua voce profonda continua egregiamente a parlarci e a cantare il suo modo intendere le cose, i fatti e i luoghi di oggi e del passato, con la solita fresca dose di autenticità, e come nei dischi passati, Elliott si accompagna al suono della chitarra e al mandolino con nelle retrovie un cast formato dai migliori strumentisti della scena di Tampa Bay e zone limitrofe, dove si lavora egregiamente tra fiddle, armonica, sax e clarinetto.
È il suo primo album di studio dal 2005, data di uscita di Valentine Roadkill, e
Jalopypaint inizia con
Red Rumor Blues, una canzone costruita molto lentamente attorno ad una atmosfera tra country, roots e rock sulla quale Ronny Elliott va a spalmare le calunnie e le diffamanti colpevolezze del governo americano sulle liste di proscrizione, identificando il punto di vista nazionale che ha condotto la scandalosa caccia alle streghe del 1950. Premesso che questo è terreno fertile per il singer/songwriter, solo pochi però hanno la capacità di trasformare una pagina della storia americana in una bella canzone, base su cui Elliott eccelle oramai da anni e anni.
La qualità di Ronny è anche quelle di passare dalla lezione di storia a un delizioso omaggio a Marilyn Monroe (
Modern History) e a tutte le femme fatale delle sua giovinezza, al suono di mandolini, chitarre con Elliott che canta:”
They don't make dirty movies like that anymore/ A well-hung hero and a big-hearted whore." Dalle chitarre notturne della malinconica e ammaliante
Born at Night fino a quelle ficcanti e trascinanti della bella
When Garlits Raced Malone, dove si racconta nei minimi dettagli delle corse a due e delle leggendarie battaglie tra Big Daddy Don Garlits contro il rivale Art Malone nei primi degli anni ’60.
Slaves of Gravity, altro up-tempo vivace e scanzonato come il dolce violino che accompagna Ronny nel suo racconto di vita tra donne poco raccomandabili e liquori. Splendida
St. Petersburg Jail, ti cattura con quella sua aria dimessa allo stesso modo del sax di
Brothels in China, insomma tutte le nuove canzoni di Jalopypaint hanno un fascino particolare, anche l’armonica dell’elettrica
Great Train Robbery, che è stata co-scritta invece nel 1966, con un suono che all’inizio si avvicina a Johnny Cash e proprio il suo ricordo pervade
When the Showbands Played Coleraine, classica canzone parlata con tanto di voce profonda.
Un album Jalopypaint che regala storie intelligenti ed artigianali con letture romantiche come nella bella
Secrets to the Grave e nella ballata
Spend it All on you che chiude l’album con una storia d’amore dove la steel guitar è perfetta per la voce di Ronny che poeticamente canta:”
I sell my memoirs for millions of dollars, I'll spend it all on you."
Jalopypaint: un piccolo capolavoro.