MACON GREYSON (20th Century Accidents)
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  Recensione del  18/12/2007
    

Il leggendario musicista Ray Wylie Hubbard ha prodotto il loro primo album del 2000 Miles From Here, suggerendo non solo il nome alla band dei Macon Greyson (“The name is strictly an invention of Ray’s brain… he’s a cool guy”) ma delineandone la linea musicale, il modo più che altro di scrivere canzoni su quello che proprio non si riesce a mandare giù, sulle brutture e la facilità nel mondo di dimenticare e far finta di nulla davanti ai suprusi della società capitalistica. Translate del 2005 è stato la rampa di lancio nel mercato del business discografico (acclamato non solo dalla critica) dove il carisma e la carica della band è venuto fuori lasciando ben pochi dubbi: un album che tra decisi guizzi chitarristici e suoni rocciosi lasciava pochissimi spazi alle spruzzate più country, tipiche della loro terra di origine, appena accennati se non in qualche sapida ballata.
Questo nuovo lavoro, 20th Century Accidents, prosegue sulla stessa linea degli album precedenti e il leader Buddy Huffman provvede ancora a garantirci granitici e corposi brani rock che spezzano la monotonia della tranquilla periferia di Dallas e la title-track ci cala immediatamente nell’atmosfera. Insieme al batterista Badger Vass e agli amici Harley Husbands e Fred Kousal, che suonano rispettivamente la chitarra e il basso, Huffman impernia i testi delle sue canzoni non dimenticando i miti e leggende degli eroi del passato e omaggiando nel suono gli album che hanno contraddistinto il fervore del rock negli anni addietro- più verso i ’70 direi da classica garage band (la bella Born Again, la sfrenata Minnesota Weather Map e soprattutto le ficcanti chitarre della tosta Black Light), dando voce ai suoi pensieri su tutto ciò che ci ruota attorno quotidianamente: “The songs are about watching destruction and knowing that it happens, but not trying to fix it. Individuality shouldn’t be an isolationist stance.”
Così ogni traccia estratta da 20th Century Accidents colpisce l’ascoltatore con una storia su cui riflettere: dal rock a stelle e strisce di Right or Wrong a John Q Blues in cui riversano in tre minuti amore, odio, rabbia, politica e problematiche di uomini che lavorano per pochi soldi, da I’m Still Here dove le liriche di Huffman si mescolano a una roots ballad per una canzone che è una semplice e delicata illustrazione dello spaccato sociale americano e così continuando passando dall’alternative country di Naive Melody e di Time. Il modo in cui ogni membro della band accompagna le liriche rendono il disco di una vitale freschezza da rendere i Macon Greyson tra le poche rock band che si affacciano al di fuori dei confini di Dallas, Texas.