Ryan James l’ho conosciuto per caso durante uno dei tanti viaggi ad Austin. Stavo spulciando tra gli scaffali del Waterloo records alla ricerca di qualche buon disco quando i crampi allo stomaco mi invogliarono a cercare del cibo, così non volendo allontanarmi più di tanto decisi di approfittare dell’adiacente locale, costola del negozio di disco ma espressamente per mangiare. Beh, chi ti scopro sul palco tra sandwich di tacchino e bottiglie di Bud:
Ryan James e la sua band. Entrai su
Home in Texas e ne restai folgorato, il ritornello mi entrò subito in circolo sembrava che la conoscessi da tempo quella canzone perché le mie labbra si muovevano all’unisono con lui. Scambiai con lui qualche chiacchiera e mi ripromisi di rivederlo al South by Southwest, e così fu.
La storia di Ryan James inizia con quell’esordio,
Back to the Wind, un disco di pura Texas music dove tra country tradizionale in stile Lovett alternava classiche roots songs imperniate di Americana. Cresciuto a Rosenberg nei pressi di Houston tra canzoni di Buddy Miller, Jack Ingram, James Taylor e Haggard & Cash, in questo secondo lavoro
Directed, prodotto da Tim Lorsch, si nota un netto miglioramento del suo songwriting (che era già una garanzia) e nelle 13 tracce che lo compongono riesce a sintetizzarne bellezza e qualità compositive. Sin dal primo ascolto ti cattura e anche l’alternanza tra rock decisi e ballate gli danno ragione, ma è nella scrittura che si gioca le frecce migliori: dalle centinaia di miglia di cui sono intrisi i ricordi, l’uomo riflette sull’amore e su come a volte sarebbe stato meglio troncare per il bene dell’altra il tutto nella bellezza della roccata
I Should’ve Broke Your Heart: "
In my heart we had something real, in my head I know you're gone" canta Ryan.
Un approccio diverso per una canzone anche per l’elettrica
She’s Always Leavin’, un brano splendido che si può ascoltare ovunque in tutte le Texas Radio: la storia di una donna dallo spirito libero che costringerà il suo uomo con il suo abbandono a ritrovarla lì fuori, on the road, soltanto quando ne capirà il senso. Se ne delinea quindi che il fascino delle canzoni non permette di estrapolarne semplici frasi ma nella sua interezza raggiunge il proprio senso:
Just Keep Driving è ad esempio una canzone su di un’uomo a cui non importa granchè tornarsene a casa, il piacere della vita lo trova solo viaggiando sulle ruote che solcano le open roads del texas, nel puro americana style.
Il viaggio appunto, la scoperta di ciò che rende nobile la vita, l’amore e il suo dolore sono i tratti salienti alla base delle sue canzoni e
Waves, da questo punto di vista è scritta in modo impeccabile, una splendida ballata: le lacrime versate per la morte di una moglie avranno un modo di essere asciugate solo dalle onde dell’oceano che può spazzarne via la tristezza.
Directed è un album che nel suono porta con se una matrice più rock, ascoltare la carica di
Make it Go Away e il crescendo di
Are you with Me o la bellezza delle armonie contagiose e libere di
Get Busy ma non mancano duri country-rock come
Bucke Down, trascinante con tanto di lungo solo centrale di chitarra, e ballate molto suggestive come in
What Am I Doing Here,
I Give All my Love to you, l’affascinante title-track o le soffuse atmosfere elettro/acustiche di
Matagorda che chiudono il disco. Ci sono canzoni per tutti in
Directed a testimoniare la freschezza del talento di
Ryan James.