MIKE ETHAN MESSICK (Bootlegger's Turn)
Discografia border=Pelle

     

  

  Recensione del  18/12/2007


    

Una bella sorpresa questo debutto di Mike Ethan Messick, classico singer-songwriter alla Chris Knight tanto per capirci, che per promuovere la sua musica trascorre anni e anni sulle strade polverose del Texas. Giorni e notti che passano veloci a volte in compagnia della sua nutrita band, a volte semplicemente con qualche amico e a volte con solo la chitarra e una grossa valigia. Vita di sacrifici, alla ricerca sempre dell’essenza delle parole che poi finiranno dentro una breve canzone sperando di riuscire a trasmettere all’ascoltatore il suo di pensiero, il suo modo di essere e di vivere.
Quando non ne ha più di benzina, gli basta semplicemente tornarsene in quel di Baytown/College Station, dove in un piccolo spazio all’interno di un bar il calore della gente che lo conosce da sempre (dai tempi dell’Università) e soprattutto la soddisfazione che scorge nei volti di tutti, fanno sì che tutto abbia un senso. Mike Ethan Messick fonde le caratteristiche base della tradizionale Texas Music a corposi roots-rock e ballate folk-country per una manciata di canzoni oneste, tra vita reale e finzione, tra il sociale e il romanzo. Il suo modo di scrivere è il punto di forza di questo album di debutto, Bootlegger's Turn, e il suo modo di suonare, la sua bella voce non possono che spingere più di un’ascoltatore a dargli una chance: a vedere il successo nei festival da Fort Worth a Dallas, da New Braunfels a San Antonio le basi per un futuro roseo sembrano essere lì a disposizione.
Proviene dalla stessa scena musicale degli amici The Gougers, una band di talento, e di Mike Ethan Messick se ne è accorto Roger Creager, per cui ha scritto il brano The Everclear Song per l’album Having Fun All Wrong, e lui di musica se ne intende: ascoltate lo splendido brano di apertura American Steel e resterete immediatamente colpiti dalle sue qualità: un roots-rock di cristallina bellezza, uno spaccato americano per un suono potente, voce calda e chitarre che corrono veloci: da risentire e risentire.
L’anima di Messick è quella di un vero cantautore e nelle successive Eyes of love e Crazy about Me i toni si attenuano appena per lasciar spazio a due ballate di pura americana fresche e dirette, dove si affacciano la sua vita, i suoi ricordi e le sue esperienze in giro per il Texas. Fanno capolinea nelle note di Love Let Me Be, paesaggi border tra Texas e Messico ma è solo imbracciando la chitarra acustica che Messick può dar spazio al ricordo di un cantautore che ama particolarmente, Townes Van Zandt, per uno spaccato di vita in Oliver Skinned Girl, una delle ballate migliori del cd, ma come tutte le atre sono piene di pathos: Lucky Me, #19 e Raven.
Nel disco i brani son ben divisi e quando decide di coinvolgere la band per sferzate elettriche, beh il risultato è ottimo, King of Juarez è diretta e scoppiettante. Chiudono un disco di esordio di pura bellezza l’anima folk-country di Sing No Blues, ma soprattutto l’energia spigliata di coinvolgenti brani come Tijuana e First of October. Mike Ethan Messick, un nuovo nome da tenere d’occhio…