GOUGERS (A Long Day for the Weathervane)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  18/12/2007
    

Arrivano da Austin ma non sono la classica band texana. I Gougers alla stessa maniera del recente Jason Eady hanno saputo mischiare il country col rock, il folk col roots, per una miscela che i due leader Shane Walker e Jamie Wilson hanno sperimentato con successo, costruendo canzoni che affascineranno l’ascoltare sin dal primo ascolto. I due texas songwriters sono cresciuti col country di Townes Van Zandt in piccole cittadine (lui da Crawford e lei da Sealy) e si sono conosciuti al college: A Long Day For the Weathervane non è il loro disco d’esordio, nel 2006 hanno contribuito alla realizzazione per la Palo Duro Records del cd Texas Unplugged: Vol.2 (2006) —un esempio di musica tradizionale, con mandolini e fiddle in primo piano— dopo essere arrivati alla ribalta con il debutto del 2003 Runaway Scrape, e poi con l’EP Gone to Seed del 2005, una collezione di sette canzoni aggrazziate e intriganti (cinque delle quali sono state ri-registrate per questo nuovo lavoro).
La band è composta da Shane Walker, voce chitarra ed armonica, da Jamie Wilson voce e chitarra acustica, da Cody Foote al basso e John Ross Silva alla batteria. Prodotti dal country-rocker Keith Gattis, i Gourgers lasciano il segno tra folk-country tradizionali e ariosi brani di pura americana (ditemi se Joe Henry non rientra tra le top five del genere…): si inizia con Manheim Station dove le inflessioni vocali di Walker, che ricordano lo Slaid Cleaves dei tempi migliori, rendono grazia a questa allegoria della vita basata su un vecchio distributore di benzina, uno spaccato di vita per un folk-roots bello, diretto e vitale. Rosaline è una dolce ballata dove a catturare l’attenzione ci pensano il violino e soprattutto la voce di Jamie.
È un’alternanza di voci e di suoni che i Gougers costruiscono in modo impeccabile: dalle chitarre e la fisa della magnetica Oldcrow/scarecrow alla frizzante armonia dell’accattivante Everybody Knows, anche se si racconta la triste storia di una famiglia costretta a vendere la propria terra per continuare a vivere. Riding in a Lincoln Continental with Sylvia Path, ha un bel titolo e un armonica delicata piena di fascino, cantata con pathos dai due leader mentre la Wilson entra in scena decisamente nella successiva Michael, profonda ed emozionante come difficilmente si riesce a sentire nella musica dei nostri giorni. John Henry come accennavo prima è un americana song splendida, la canzone che casualmente ha attirato la mia attenzione da una radio texana che via internet mi intrattaneva riuscendo a riscaldare un pomerigigo freddoloso del dicembre milanese. It’ll Get Better è della Wilson per un'altra ballata di effetto mentre Sleeping Pills è un viaggio spirituale, una disamina della vita, sulla sua ipocrisia per uno dei pezzi migliori dell’album.
Chiudono Baby, che è registrata e presentata come se fossimo tornati indietro agli anni d’oro della country music, e Dedend che è una corale folk/country song di indubbio fascino. Cos’altro aggiungere su A Long Day for the Weathervane se non ribadirne il sorprendente coinvolgimento che ne scaturisce dal suo ascolto? Procuratevene una copia perché ne vale la pena.