BLACKBERRY SMOKE (Bad Luck Ain’t No Crime)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  18/05/2006
    

A volte capita di ri-scoprire dischi andati nel dimenticatoio e solo il caso te li riporta sotto gli occhi e soprattutto nel lettore dello stereo, allora ti rendi conto che le infuocate strade solcate dai Blackberry Smoke dopotutto non si discostano poi tanto da quelle in cui scorrazzano le tue band preferite. Cresciuto tra campi di grano a Lanett in Alabama, il leader e vocalist Charlie Starr ha iniziato a cantare prima di parlare… “Mio padre cantava e suonava la chitarra in una band bluegrass”, dice charlie, “Ho trascorso molto anni in giro per festival Bluegrass. Ogni weekend in macchina dalla Virginia al Kentucky. È stato divertente.”
Ma alla soglia della giovinezza aveva le idee chiare: “I don't want to play this kind of music; I want to play Smoke On The Water.” A 10 anni il rock degli Allmans, Skynyrd, Marshall Tucker, Molly Hatchet, Blackfoot e 38 Special gravitavano intorno a lui e al suo amico del cuore Paul Jackson, a cui la chitarra sembrava non celare più grossi misteri. Hanno bazzicato a lungo Atlanta a vedere musica e lì hanno conosciuto i fratelli Turner, basso e batteria.
Nacquero i Blackberry Smoke, affiatati come quattro fratelli, hanno girato in lungo e in largo gli U.S.A. come opening act a molte rock band tra cui i Lynyrd Skynyrd in un celebre concerto in quel di Dallas (da ricordare una Testify interminabile per tanta bellezza, le potenti e graffianti Nothin for You e Train Rollin), ma all’amicizia di Chris Robinson dei Black Crowes si deve il loro nome: bello e cupo allo stesso tempo, un po’ come i testi di Charlie. Dai rimandi luciferini della live Scare The Devil Outta You You say the devil made you do it with a smile/ Raising hell and howling at the moon/ Well I'm gonna put your ass back in line/ I'm gonna scare the devil outta you” alla dolcezza della trascinante Muscadine (sempre dal vivo): “Muscadine, my girl's sweeter than a muscadine/ Muscadine, sweetest berry hangin' on the vine”.
Ma quasi sempre nelle sue liriche i tratti emozionali trovano spazio in modo rilevante (la splendida ballata Another Chance): i luoghi dove è cresciuto e la vita della piccola cittadina di provincia in Normal Town, l’amore come nella bella rock-ballad Angeline, o le riflessioni in Sure was Good solcata da piano pop e chitarre tra acustico ed elettrico:“Sometimes easy, sometimes not/ Hope I did the best with what I got/ Sure was good.” Beh, tutte queste canzoni rappresentano l’anima di Bad Luck Ain’t No Crime, per una classica “hard driving” Southern Rock band che no vi lascierà di certo indifferenti davanti al pensiero delle highway americane…