MARK JUNGERS (Silos and Smokestacks)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  12/04/2008
    

Cresciuto in una piccolo fattoria del Midwest, ha perso il padre quando era un ragazzino e insieme a suo fratello si è caricato sulle spalle la responsabilità di salvare la propria casa. Questo sua propensione al sacrificio sembra aver contraddistinto anche il suo approccio alla musica, la marea di club in cui lo si può vedere suonare è paragonabile alla lista delle pagine gialle: è dovunque. Ha iniziato a suonare musica sin da piccolo, ha accresciuto da adulto le sue conoscenze in materia di elettronica, scoprendo il Texas che lo ha forgiato come cantautore prima di formare la Mark Jungers & the Whistling Mules band con cui scrive tutt’ora e suona musica, un solido Midwestern roots per quadretti di americana, perfetti per le sue storie di vita e di amicizia.
Dopo l’ottimo esordio del 2000 con Black Limousine, ha continuato a sfornare album deliziosi, nel 2002 Standing in Your Way e nel 2004 One for the Crow, dischi che l’hanno proiettato alla ribalta nazionale e assidue presenze nelle charts di Americana e nelle Roots Country radio sparse per il paese. Questo è il suo quarto lavoro, Silos and Smokestacks, un altro tassello alla sua discografia, onesta come le sue canzoni, senza pretese ma che cattura appieno lo spirito americano. Mark scrive e canta sull’essenza della vita dell’uomo, quella dove il country, il roots-rock e l’anima folk riescono bene a delinearne i tratti salienti, tra famiglia e storie di vita ordinaria. La sua reputazione nel circondario cantautorale texano continua a crescere, condivide il palco con il meglio degli artisti del Lone Star State e come la gran parte di essi ha in cantiere un album live che vedrà la luce in questi mesi, registrato alla mitica Gruene Hall nel cuore del West Texas.
L’armonica che apre la splendida title-track ti catapulta immediatamente nel suo mondo, nel suo modo di suonare e da bravo storyteller tesse la tela del piacere in modo leggero per una piccola grande canzone con i muli che si alternano tra chitarre acustiche e mandolino leggeri e affascinanti, davvero un vero punto di forza questo perché con Were leaving o Look away il disco spicca in volo, si intravvedono anche suoni corposi, di chitarre elettriche che anche se a volte restano nelle retrovie si dividono degnamente la scena con la classica strumentazione di Jungers & soci.
La bellezza di Silos & Smokestacks è in una serie di ballate acustiche malinconiche e struggenti, da It Aint Funny a Home Sweet Home Blues per finire con The way Home, a roots dolci e spensierati come in Nothing Matters con una fisa a renderla ancor più bella o nella splendida The Price of Progress. Non possono mancare alcuni impasti blueseggianti, $2 Bill e country-roots allegri e pastosi, da On My Knees a Meatless Tuesdays per completare l’opera con una bonus track dove ti ritrovi uno Jungers un po’ diverso, la batteria entra in gioco e spedisce Big Hook nel novero delle sue canzoni più belle. Gran disco.