Sono stato sempre piuttosto diffidente davanti all’ascolto di un disco live, per diversi motivi, ma con gli anni ho dovuto cambiare parere specialmente grazie al contributo di artisti e band che avevano casa in Texas o nella vicina Oklahoma: sul palco sembrano trasformarsi, rendono le canzoni ancora più belle e trasmettono un’energia che lascia una scia davvero contagiosa.
Questo è il caso di questa nuova band che arriva dal New Braunfel, Texas, lui si chiama
Zack Walther e insieme alla sua band, The Cronkites hanno inciso quest’anno un disco dal vivo davvero energico,
Live at Tavern in the Gruene, che poggia le sue basi su il debutto dello scorso anno,
Death of Rodger Vol. 1, ed è su questo che voglio soffermarmi perché ne vale la pena.
Solo 6 brani, un EP ma che canzoni… Hanno qualcosa di differente, la loro è una miscela tra Americana e un rock moderno e potente, senza trascurare la qualità dei testi e la capacità di Zack di regalarci anche dolci ballate a dimostrazione delle qualità del ragazzo.
Certo ascoltando i brani, sin dall’inizio si avverte che molto della carica che si avverte nel suono è dovuta alla voce vibrante e possente del leader Zack Walther: una via di mezza tra Eddie Vedder dei Peal Jam e il Pat Green più rock, il resto spetta alla band che comprende Chris Compton alla batteria, Mel Nolte al basso, Luke Everett alla lead guitar e infine a liriche piene di vita, amore, autobiorafiche quanto basta ma mai melense e piene di clichè. Solo belle canzoni, davvero.
Ma andiamo con ordine. Aprono le danze due rock ballad che oltre alle chitarre evidenziano le qualità della band, suono diretto e bellezza delle liriche: da
Which Way to Run si viene immediatamente catturati dalle avvolgenti armonie che la canzone è in grado di regalare sin dal primo ascolto, la voce di Zack è calda e coinvolgente e il ritmo cresce piano piano come nella seguente
What a day.
Altra marcia nella splendida
Spinning Away: Zack sprigiona tutta la sua carica ben supportato dai Cronkites, una rock song coi fiocchi.
So easy non è da meno, le chitarre sono ficcanti ed è difficile starsene fermi mentre Zack da sfoggio delle sue qualità vocali. Non mancano di certo i momento più rilessivi, ballate accompagnate in un primo caso, dalla voce di Claire Cunningham chiamata a duettare in
Wrapped in me, che regala pathos e bellezza pura.
Ma la compagnia femminile la ritroviamo anche nei cori di
Middle of July con Susan Gibson. Un grande futuro per
Zack Walther e questo EP ne è la dimostrazione.