Sesto lavoro per il texano singer-songwriter
Jeff Talmadge, che dopo l’esordio del 1999 con
Secret Anniversaries (la sua discografia si completa con
The Spinning of the World, 2000, l’anno successivo
Bad Tattoo fino agli ultimi
Grace and the Moon, 2003 e
Blissville, 2004), ci regala quest’ultimo lavoro
At Least That Much Was True: 11 canzoni in stile americana/folk con la steel guitar di Lloyd Maynes a dettarne il fascino.
Il suo approccio alla musica è prevalentemente acustico ma non ci sono mai suoni ripetitivi e l’ascolto rende grazia al suo stile morbido: il trittico iniziale rimanda la mente al sound di John Prine:
Never Saw It Go, spedita e affascinante costruita sul suono di violini ma il ritmo è sostenuto anche da chitarre che si avvicendano tra acustiche ed elettriche; il pathos regna nella dolce
Let Her Go e soprattutto nella bella
Wrong Train in cui le qualità di Talmadge sono ben delineate: voce, testo e melodia.
Lo dimostra anche la successiva
Austin when it rains, dove è anche la presenza della steel di Maynes a renderla affascinante. Si ascolta davvero piacevolmente questo
At Least That Much Was True: la vena folk la si trova in
Girl of the North Country, una degna cover di Bob Dylan dove regna il suono di una morbida armonica in sottofondo, e in canzoni d’amore che seguono a ruota:
Train from Amsterdam,
White Cross e
So the Blues would stay in modo particolare quest’ultima, sarà che la fisa dona un fascino particolare, ma è una canzone che lascia il segno.
Un classico story-teller che chi ama artisti come Townes Van Zandt, Guy Clark non deve lasciarsi scappare: un talento, canzoni povere e oscure. Ma è difficile trovarne una che sia discutibile… Chiudono la mossa
Scrapbook e la jazzata
Chet Baker Street.