GARY ALLAN (Living Hard)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  19/11/2007
    

Sesto lavoro per il country songwriter Gary Allan, prodotto da Marc Wright e dallo stesso Allan, Living Hard contiene 11 nuovi brani che non deluderanno di certo i suoi vecchi fan, continua a mischiare country e a dosare robuste dosi di rock e lo fa a suo modo non disdegnando anche sonorità più nashvilliane ma senza la melassa che tira da quelle parti. Cantautore anomalo, preferisce canzoni scritte da altri forse per la sua abilità nel cantarle, nativo della California del Sud ha sempre avuto le caratteristiche del classico honky-tonker, amante di Buck Owens, Merle Haggard e Willie Nelson ma mantenendosi al difuori della classica etichetta di Country Music.
Per il suo album precedente, Tough All Over, Allan aveva ripreso la penna in mano per scrivere e dare un senso a quello che sentiva, una vera e propria terapia: le canzoni era imperniate di quel dolore e di quella tristezza che lo hanno colpito improvvisamente per la scomparsa di sua moglie, una scelta da rispettare e condivisibile, ballate dolci ma anche impennate vibranti di sano rock-country. In questi giorni alla radio poi arriva il nuovo brano Watching Airplanes, e si può immediatamente notare il passaggio ad una nuova evoluzione della sua vita, un suono immediato, liriche meno cupe e suoni avvolgenti senza ovviamente dimenticare cosa è accaduto, riscontrabile ad esempio nella delicata Yesterday’s Rain, dove un cielo grigio e le nuvole gli ricordano la donna che lui amava.
Ma andiamo con ordine: L’opening-track Watching Airplanes è una bella rock country nel classico stile di Allan, voce solida e melodie ben costruite, come nella seguente We touched the sun dove un amore passato ritorna e tra un piano che fa da contraltare alle chitarre, ci godiamo una piacevole rock song, un hit di sicuro. La pedal steel di Dan Dugmore apre She’s so California anche se non brilla come testo originale, piace come le grintose chitarre che aprono la roccata Like it’s a bad thing, una di quelle canzoni che hanno un messaggio positivo, “I don’t know about you but I was put here to live and love/So what if I don’t do it like everybody else does”.
Le canzoni di Allan sono qualitivamente valide, riescono a crearsi uno spazio, si fanno ascoltare nella loro semplicità, anche Learning how to bend dove la strumentazione è più corale, un po’ nashvelliana ma decisamente carina. Lo stesso dicasi per As long as you’re looking, Wrecking ball e Trying to matter che si dividono tra scariche rock e country leggeri ma non banali. Chiudono molto bene Living Hard, la bella Half of my mistakes, bel pezzo solcato da una invidiabile freschezza creativa, una canzone decisamente riuscita e le torbide chitarre della title-track, in cui Gary Allan da sfoggio della sua anima più rock, la carica al punto giusto e ne si apprezza il risultato.