ADAM HOOD (Different Groove)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  19/11/2007
    

Al suo primo lavoro di studio, Adam Hood ha realizzato per la Little Dog Records e prodotto da Pete Anderson (Dwight Yoakam, Roy Orbison) questo Different Groove, e ci presenta una delle voci più interessanti nel mondo dell’Americana Music.
Un progetto che riflette i luoghi che hanno contraddistinto il suo girovagare degli ultimi tempi, tra Texas, Oklahoma fino in Alabama, che nel 2001 lo ha visto nascere come musicista (dopo un cd demo fatto girare tra gli studenti dell’università riuscì a metter da parte i soldi per registrare un live 21 To Enter seguito immediatamente da un tour che ha accresciuto la sua popolarità). Ha così costruito una scia di estimatori e recentemente ha suonato come opened shows per Pat Green, Todd Snider, Delbert McClinton, Dave Alvin, Ian Moore e molti altri artisti.
Le dieci tracce di Different groove che segue l’EP 6th Street, ben accolto dalla critica, sono contraddistinte da una spligliata naturalezza e semplicità, tra gioiosi R&B ben costruiti attorno ad una voce calda che abbraccia il rock con qualche spruzzata country. I brani riflettono il suo stile cantautorale, fatto di storie che lo riguardano e viaggi on the road: si parla della vita quotidiana ma mai prendendosi troppo sul serio e ascoltandolo si avverte la carica positiva che traspare da canzoni solide e godibili come il brano d’apertura 22 Days Too Long con un piano che ci spinge a ballare, l’elettrica Buzzes Like Neon, la sixties e corale Fool of an Honest Man, fino alla title track Different Groove.
Se qualche brano iniziale un po’ anonimo e nella norma, Shelly e Never comes easy, potevano trarre in inganno ci pensano piccoli gioiellini come Cars, Trucks, and Me a far intravedere il fascino di questo cd, un brano che nel semplice racconto della dura vita di un musicista sempre on the road a cantare in una nuova città: “These interstates, they all look the same, from California to Tennessee…it’s always Cars and Trucks and me”, regala l’Adam Hood che più mi ha colpito, quello capace di scrivere musica avvolgente costruita attorno ad una voce che rende grazia a melodie perfette. Da riascoltare più volte.
Ma l’album sembra concentrare verso la fine altre piacevoli soprese dall’aria più texana, dalla country ballad Late Night Diner a quella border Varnado, con tanto di magnetica fisa e mandolino. Chiusura in bello stile con la rock song Whole Town Talking.