COUNTING CROWS (August and Everything After)
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  Recensione del  18/11/2007
    

Quando nel 1993 uscì August and Everything After, primo album dei californiani Counting Crows, il mondo del rock rimase a bocca aperta. Pareva strano che col grunge ancora in auge ci fosse un gruppo rock così melodico e romantico che cantava col lirismo di Van Morrison e la poesia di Bob Dylan e suonava armoniose ballate pastorali alla maniera di The Band trafiggendo il cuore con canzoni che trasmettevano speranza, gioia, malinconia e amore con la stessa innocenza del primissimo Springsteen e la stessa bellezza dei cantautori degli anni 70.
Un disco magnifico August and Everything After, atto di nascita di una band che si è espressa sempre a livelli eccellenti mostrando originalità ed una abilità nello scrivere canzoni fuori dal comune, ballate dal forte impatto emotivo suonate con la freschezza e l'apparente informalità di un folk-pop-rock brumoso e malinconico, capace di raggiungere vette di assoluto lirismo che si identificano con quegli stati di esaltazione poetica che si vivono quando si è in completa balìa di un innamoramento per qualcuno o qualcosa.
Anche di una città, come testimonia la suggestiva fotografia in bianco e nero in stile Doisneau che ritrae Adam Duritz, il cantante ed indiscusso leader del gruppo, come fosse un San Francesco neo-hippie contornato da colombe in una piazzetta parigina rapito da un raptus di amore universale (o da una droga particolarmente mistica). San Francisco, loro luogo d'origine e Parigi sono le città idealmente vicine ai Counting Crows, quelle che sembrano fare da coreografia alle loro ballate esistenziali, d'amore e di dissoluzione morale, un rock melodico in cui pulsa un romanticismo da beat generation, che funziona da traghetto per il vecchio folk-rock portato in un ambito moderno con una ritrovata enfasi, un nuovo linguaggio, avvolgenti melodie e grandi canzoni.
Come quelle contenute in August and Everything After album del 1993 oggi riedito in ricca Deluxe Edition con sei bonus tracks in più, alcune come Mean Jumoer Blues e la versione di This Land Is Your Land davvero intense ed un concerto all'Elysèe Montmartre di Parigi in aggiunta ad occupare un intero cd. Un ottimo lavoro di recupero per uno dei dischi migliori del gruppo, con una serie di canzoni da far accapponare la pelle, dalla vanmorrisiana Round Here alla uggiosa e autunnale Raining In Baltimora, da quella Omaha che profuma di The Weight e The Band con la fisarmonica, il mandolino e i suoi aromi rurali, dall'esaltante Mr Jones, ispirata al Bob Dylan di Ballad Of Thin Man al ritmo sostenuto e agli umori rapiti dall'emozione di Rain King al torrenziale e visionario rock di A Murder Of One. Sono il primo capitolo di un songbook davvero eccezionale che poi avrebbe incluso perle come Mrs. Potter's Lullaby, Recovering The Satellites, Miami, Hard Candy, Hangin Around, A Long December e la versione di Big Yellow Taxi di Joni Mitchell elevando il quintetto/sestetto di San Francisco alla più geniale e accattivante giovane band di rock melodico americano.
August and Everything After con le sei milioni di copie vendute consacrò i Counting Crows come uno dei maggiori fenomeni musicali apparsi negli Stati Uniti lungo gli anni novanta tanto che i furbi Rolling Stones li vollero subito come supporter nelle date americane del loro tour del 1994. Se davanti ai Crows primeggiava la figura carismatica ed inquieta di Adam Duritz dietro ad August c'era un produttore del calibro di T-Bone Burnett, grande mago di consolle quando si tratta di far risaltare il lato acustico delle ballate e mettere arrangiamenti folk in un contesto di ballate dal tono crepuscolare ed in popsongs dall'appeal irresistibile, lo stesso che poco dopo avrebbe prodotto Bringing Down The Horse degli Wallflowers, un gruppo che ebbe più di un'analogia con i Counting Crows.
Se il menù di August è noto, undici tracce per la durata di cinquantadue minuti, inedite sono le sei bonus tracks. Le prime due sono i demo di Shallow Days e Mean Jumper Blues, due torch-blues eseguiti dal solo Duritz con voce e chitarra, particolarmente intensa la seconda, poi il demo di Love and Addiction (Duritz è stato per diverso tempo agganciato all'eroina), una ballata delicata costruita su chitarra e piano (strumento basilare nell'economia sonora della band) e, a seguire, un "taglio" di Omaha in una versione più pestata e rock, un altro demo di Shallow Days questa volta con tutti i Crows ed infine una rauca e rabbiosa versione di This Land Is Your Land di Woody Guthrie che da sola basta a testimoniare della bravura vocale e della forza interpretativa di Adam Duritz. Il secondo CD è occupato dalla cronaca fedele di uno show avvenuto il 9 dicembre del 1994 all'Elysèe Montmartre di Parigi, a conclusione di un tour europeo.
Uno show ancora grezzo in certe sue parti, non all'altezza di quello dello splendido live New Amsterdam del 2006 ma vivo e pulsante, a tratti aperto ad improvvisazioni che portano le canzoni del gruppo a confondersi con cover di altri, basato su una ampia selezione di tracce del disco esordio più alcune canzoni scritte per il seguente Recovering Satellites. Primeggiano Rain King, Margery Dreams Of Horses e Perfect Blue Buildings con il coro finale rubato a Sometimes It Snows In April di Prince, la cover di The Ghost In You degli Psychedelic Furs, una trascinante A Murder Of One che sfocia in Red Hill Mining Town degli U2 e Jumping Jesus dei misconosciuti Sordid Humor, un gruppo della Bay Area particolarmente amato da Duritz. Manca, a sorpresa, Mr Jones. Completano questa brillante ed espansa Deluxe Edition l'inclusione dei testi delle canzoni di August (ma c'erano anche nelle edizione originaria), le abbondanti liner notes a cura di Duritz che racconta quei giorni in una sorta di diario di viaggio e la ingrandita foto parisienne a la Doisneau del leader.