JACKSON TAYLOR (Dark Days)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  19/10/2007
    

Torna il narra storie texano Jackson Taylor e il suo trascinante country rock fatto di birra, donne e saloon. Le sue canzoni parlano della vita, tra il paradiso e l’inferno, dalla bellezza alla perdizione. La sua vita è iniziata in una piccola cittadina a nord di Austin, Moody, dove adorava ascoltare Waylon Jennings e vedere Billy Joe Shaver cantare. Si è incamminato verso Nashville a scrivere canzoni , il suo peregrinare lo ha portato fino a Los Angeles, ma la sua terra era il Texas e soltanto lì avrebbe potuto suonare la sua musica.
Ormai si parla di Jackson Taylor Music, un’etichetta costruita negli anni nei bar e saloon più polverosi e sgangherati del Lone Star State, mischiando Southern Rock alla musica country, quella Texana ovviamente. La sua voglia di musica parla chiaro: negli ultimi 3 anni ha sfornato 6 cd!! Tra whiskey session e outlaw coi controfiocchi. Anche questo ultimo lavoro, Dark Days, non si discosta dal suo filone: voce, chitarre fumanti che non ti mollano mai… anche se la copertina (diversa se si pensa al suo standard monocolore o con lui che imbraccia una chitarra) raffigura solo metà del suo viso con le mani nei capelli e senza la Band nominata nel titolo.
Sembrerebbe fuorviante, ma basta ascoltare il brano di apertura del cd è si capisce subito che si sta ascoltando la sua musica: Outlaws aren’t wanted anymore è piena di chitarre, piena di country e dalla voce roca e diretta di Taylor vieni contagiato immediatamente, come da Lonely mezza ballata country perché il resto sono scariche rock che difficilmente ti lasciano impassibile (sale la febbre tipica dei Saloon texani). Canzoni che scorrono come al solito piacevolmente, mai ripetitive che svariano tra picchi decisamente più country, molto spensierate e godibili (Drinkin’ alone, Outlaw Women, Shallow grave), ballatone deliziose vivavi e chitarristiche (Miles, Goodbye Morphine) e rockacci country (Dark Days) dove la voce di Jackson sembra dover tenere il passo della batteria per non farsi sopraffare.
Un piano mai domo e suggestivo a tenere il ritmo alto (la spassosa She’s a real good girl) o come la splendida Tradin’ in Tomorrow for Today, da riascoltare e riascoltare. Chiude il disco una cover degna di un plauso, Honky Tonk Heroes del grande Billy Joe Shaver, sentire il cambio di rotta centrale alla maniera di Jackson… Un grande artista e un disco da ricordare, come le sue canzoni o come dice lo stesso Shaver: “He writes and sings like he lives, great songs that I believe will live forever.”