Quarto lavoro per
Tom Gillam, rocker del New Jersey, come sempre coadiuvato dai suoi Tractor Pull (questo il nome della sua band): Craig Simon, Joe Carroll, Tim McMaster e Dave Latimer, dopo aver mietuto più di un successo a livello regionale con il disco precedente,
Shake My Hand. Gillam è un musicista coi fiocchi, non lo conoscevo affatto, ma devo dire che quando ho ascoltato questo suo ultimo lavoro, dal titolo
Never Look Back, ho drizzato le antenne. Tom non inventa nulla di nuovo, si ispira al classico rock a stelle e strisce anni 70, ha sicuramente tra i suoi eroi gente come Neil Young, Tom Petty o i Little Feat, ma ripropone quel suono con una freschezza ed un'inventiva non comuni.
Sa come si scrive una rock song di peso, ha il senso della melodia e, last but not least, è uno slide guitarist di prima categoria. E dire che per poco questo disco stava per non vedere la luce: nel bel mezzo delle registrazioni, infatti, Gillam ha avuto ben tre attacchi di cuore, e si è salvato solo grazie ad un delicatissimo intervento all'aorta. Anche per questo ha intitolato il disco
Never Look Back: non guardarti mai indietro, ma sempre al futuro, perché ogni giorno potrebbe essere l'ultimo. L'album si apre con
Another Breakup Song, una rock song molto bella, chitarristica al punto giusto e dotata di una melodia di grande impatto.
Il ritornello corale è vincente, così come l'assolo di slide. L'intro a base di jingle-jangle di
Never Look Back è tutto da godere, come anche la canzone stessa: se fossimo all'inizio degli anni settanta un brano così andrebbe dritto nella Top Ten. La tosta
Rescue Me è un uptempo godibile, dove l'impasto di chitarra la fa ancora da padrone; la limpida
Devil In My Heart ha umori southern (sembrano i Lynyrd Skynyrd, quelli gloriosi dei seventies), con Tom ancora alla slide. L'acustica e bluesata
Where Is Bobby Gentry? è un po' sottotono, ma subito il disco si riprende con
Rainbow Girl, brano che paga un debito enorme verso Neil Young e i Crazy Horse, ma è comunque maledettamente piacevole.
Con
Medicine Train, ancora acustica, siamo di nuovo ben piantati nel Sud, e la melodia ha il sapore della tradizione in ogni nota;
I Ain't Waiting è una boccata d'aria fresca (ma sentite che bel refrain);
To Hell With It All è puro cantautorato rock anni 70. L'album si chiude con la vibrante
That's How It Goes e con la bella southern ballad
Carolina. Auguriamo senz'altro lunga vita a
Tom Gillam, ed intanto ci godiamo questo
Never Look Back.