WALT WILKINS & THE MYSTIQUEROS (Diamonds in the Sun)
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  Recensione del  19/10/2007
    

Nuova vita per il texas troubadour Walt Wilkins, questa volta in combutta con una serie di ottimi musicisti della scena locale di Austin e non solo, a formare la creatura musicale dei Mystiqueros. Sono della partita Bill Small (basso) e John M. Greenberg (chitarre), autori ed interpreti di due episodi inseriti nell'esordio Diamonds in the Sun, a cui si aggiungono le chitarre e i cori di Marcus Eldridge e la batteria di Ramon Rodriguez, quasi a dimostrare la natura più dinamica e aperta del disco.
Una scommessa dunque per Wilkins, il quale dopo una carriera nelle retrovie in qualità di apprezzato autore conto terzi molti i successi nella grande Nashville per star del calibro di Ricky Skaggs, Kenny Rogers, Pam Tillis e Pat Green, nonché numerose le collaborazioni per colonne sonore, sia al cinema che in televisione modifica persino il suo interessante percorso solista, mettendosi in competizione con il songwriting di altri musicisti.
Da sempre promotore di un country rock elegante e tradizionalista, posizionato sulle coordinate degli amici Robert Earl Keen e Lyle Lovett, poco propenso alle luci della ribalta e con un deciso afflato per la grande memoria della canzone d'autore texana, questa volta Wilkins ha messo in piedi una manciata di ballate più maliziose e brillanti, giusto a metà strada fra radici e mainstream. Nulla da rimproverargli, conoscendo la serietà e la lunga gavetta, e i risultati sono ottimi e mai sopra le righe: Trains I Missed e la splendida coralità country di Honky Tonk Road mantengono un equilibrio impeccabile fra acustico ed elettrico, anche per gentile concessione dell'ospite Lloyd Maines alla steel e baritone guitar.
Profumi West Coast si insinuano fra i tratti texani dei protagonisti, rimandando ad una stagione californiana del country rock mai rinnegata, prova ne siano la cura delle parti vocali nella title track e Get Me Gone. Si prosegue tra ballate ariose e ritmate, You Can't Outdrink the Truth, e la stoffa del songwriter fa sentire tutto il suo peso in Just Like Hank ballonzola su armonie southern richiamando i demoni dell'alcol nel testo, mentre la dolce ballad acustica Quiet Moon è degna del migliore Greg Troopper.
Nel rush finale spunta persino una vivace cover di The Shape I'm In di The Band, dignitosa e tutto sommato fedele al piglio ritmico dell'originale, nonostante la vera sorpresa dell'intero Diamonds in the Sun, esordio complessivamente di tutto rispetto per i Mystiqueros, arriva dalle fattezze southern soul e gospel di cui si colora la conclusiva Stand Up Seven, voluttuoso esercizio per le voci della band che ricorda l'operazione compiuta poco tempo fa da Marty Stuart nel suo Soul's Chapel.
Chiudono la country ballad molto suggestiva Big shiny cars e Stand up seven, corale e blueseggiante.