RODNEY HAYDEN (Living the Good Life)
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  Recensione del  18/10/2005
    

Rodney Hayden è una giovane promessa di ventitrè anni che si è fatto notare dalla critica grazie all'esordio del 2002, The Real Thing: il titolo ironizzava sull'autentico spirito della country music in contrapposizione con le produzioni made in Nashville, avendo come fonti di ispirazione mostri sacri quali Merle Haggard e George Jones. Li aveva ascoltati fin da ragazzino ed era naturale per lui riproporre quelle sonorità, supportato da una voce calda e ben impostata sui canoni del genere.
Ad interessarsi della sua musica è arrivato un nome importante della scena texana, Robert Earl Keen, che lo ha scritturato per la sua Rosetta records. Ora è approdato alla prestigiosa scuderia Audium, al fianco di leggende come Dwight Yoakam. Produzione curata (Rich Brotherton) e musicisti esperti completano il quadro e il titolo non fa che richiamare questa condizione: Living The Good Life canta Hayden, soddisfatto della sua maturazione artistica.
Il suo è il volto pulito del movimento Americana e le sue canzoni si posizionano a metà strada tra il gusto pop di Nashville e il sound ribelle degli outlaws texani. La fortuna di avere in studio gente del calibro di David Grissom (chitarra per Joe Ely e John Mellencamp), Redd Volkaert (per anni chitarra solista al fianco di Merle Haggard) e Marty Muse (pedal steel, già con i Derailers) non mi pare abbia cambiato i suoi gusti: timbriche avvolgenti, radici honky-tonk (la title-track, Trying To Get a Little Love, Can't Wait to Get Back Home), ballate che profumano di Texas lontano un miglio (l'ottima cover di Broke Down a firma Slaid Cleaves) e qualche raro spunto rock (Living Everyday Like It's Saturday Night e un finale col botto in Son Of a Rolling Stone, in cui possiamo ammirare finalmente il manico assassino di David Grissom).
Viene spontaneo accostarlo al suo mentore, Robert Earl Keen, anche se la sensazione è che ci sia spesso il freno a mano tirato: Rodney Hayden sembra essere molto più a suo agio con i toni pacati di Goodbye to My Hometown e First Day o con le smancerie di Mr. Mockinbird e della sua sezione d'archi in sottofondo. Risolti questi problemi di identità, potrebbe entrare di diritto tra le migliori promesse dell'altro country made in Texas.