JOE HENRY (Civilians)
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  Recensione del  09/09/2007
    

Sono un fan di lunga data di Joe Henry, dal tempo del poco considerato Shuffletown (1990), a mio parere un piccolo classico, per poi proseguire con Short Man's Room e Kindness Of the World (1992, 93), i due dischi influenzati dal suono Americana. Per finire con la trilogia Trampoline, Fuse e Scar, che però non mi trova così entusiasta. Poi Joe ha firmato per la Anti. E le cose sono cambiate. Nel 2003 ha pubblicato l'eclettico Tiny Voices. Un disco molto personale, musicalmente estroverso ed anche discontinuo ma geniale. Forse il suo disco migliore: anzi levo quel forse.
Nel contempo Henry ha imparato a fare il produttore. Ha iniziato nel 2000, producendo l'esordio di Teddy Thompson (figlio di Richard & Linda Thompson) ed ha proseguito producendo dischi a Solomon Burke (con cui ha vinto un grammy nel 2003), Ani DiFranco, Aimee Mann, Bettye Lavette, la collaborazione Costello/Toussaint e l'ultimo disco di Loudon Wainwright. Ha anche prodotto lo splendido omaggio al soul intitolato I Believe to my Soul. Ed ora sta lavorando alla colonna sonora del film di Todd Haynes dedicato alla figura di Bob Dylan (I'm Not There: Suppositions on A Film Concerning Dylan), assieme a Richie Havens, Ramblin' Jack Elliott, John Doe, Bob Forrest ed altri.
Nauralmente tutte queste produzioni, l'occasione di stare a contatto con musicisti di diverso genere ed estrazione musicale, gli ha fatto certamente bene: lo ha stimolato ad imparare, a credere in sé, ad usare certi piccoli trucchi che prima non conosceva. Ed ora usa tutto quello che ha appreso per il suo nuovo lavoro: Civilians. E Civilians, che esce giusto in questi giorni è il suo disco migliore in assoluto. Un lavoro intenso e maturo, musicalmente ineccepibile, curato sia negli arrangiamenti che nella stesura stessa delle canzoni. Lo aiutano nel cucire suoni attorno alla sua voce: Bill Frisell, Greg Leisz, Patrick Warren, Jay Bellerose, David Piltch e Loudon Wainwright III alle voci. Come ospiti di riguardo (basterebbe Frisell) abbiamo anche Van Dyke Parks, Chris Hickey ed altri strumentisti. Rispetto agli ultimi dischi, Joe reintroduce in modo esponenziale il pianoforte (c'è una canzone, I Will Write My Book, che ha molti punti in comune con quelle di Randy Newman) e lavora molto sulle melodie.
Era da tempo che in un suo disco non c'erano così tante canzoni di un certo spessore, canzoni ben costruite, piacevoli ma anche facilmente assimilabili. Henry è tornato indietro ed ha fatto un disco assolutamente classico, con canzoni vere e proprie, suoni diretti e per nulla artificiali. Già con la prima, Civilians, ci rendiamo conto che il nostro è tornato alla canzone d'autore. Parker's Mood, introdotta da qualche nota di piano e da arpeggi di chitarra acustica, è una solida ballata melodica, come anche la profonda Civil War. Ma è con Time Is A Lion che il disco sale definitivamente di tono. Composizione splendida, intensa e struggente, venata di soul ma profondamente radicata nella canzone d'autore, con l'influenza palese di Randy Newman, ma con una confezione più classica, decisamente godibile, Time is A Lion è una di quelle canzoni che rimangono impresse nella memoria per lungo tempo.
Ma Joe non si accontenta di così poco: You Can't Fail Me Now ha tutte le qualità per entrare nel novero delle sue canzoni più belle. Scare Me To Death è enigmatica ed attendista, ma quando svolge la sua melodia si apre e viene alla luce come una composizione tersa e cristallina. Our Song è seconda solo a Time Is A Lion: quando Henry sillaba this was my country, this was my song, la ballata spicca il volo verso vette compositive raramente toccate dall'autore. Splendida quanto profonda. Gli arrangiamenti sono belli e succinti, le canzoni calde, drammatiche e di grande presa: basta un ascolto per rendersi conto che siamo di fronte ad un signor disco. Come conferma Wave, altro pezzo da novanta, oppure Lover Is Enough e le due che chiudono l'album (quasi un'ora): la lenta Shut Me Up e la suggestiva God Only Knows.
Joe Henry è un amante della musica, di quella vera, e Civilians conferma la sua bravura come musicista, dopo che la figura di produttore lo aveva quasi messo su un piedistallo. Ma Joe è in grado di portare avanti entrambe le cose.