L'impressione è che i
Black Crowes sappiano ancora fare le uova, ma non abbiamo ancora trovato il nido giusto, anche se non dovremo aspettare molto. È evidente che sono riusciti ad uscire dall'impasse seguito a
Lions e alle produzioni soliste di
Chris e Rich Robinson e chi li ha visti o sentiti nei concerti più recenti non può non sottolineare lo stato di grazia della band, con un ritrovato Marc Ford, ma soprattutto con una rinnovata armonia tra i due fratelli, che poi sono il cuore e l'anima dei Black Crowes.
Live At The Roxy manda qualche segnale in più: un paio di nuove canzoni composte e suonate insieme, per la prima volta nell'ultima mezza dozzina di anni, qualche interpretazione ispirata a ricordare il gusto e il talento nel rispolverare gli archivi storici del rock'n'roll e, più di tutti, un ispiratissimo Chris Robinson che canta come non l'abbiamo mai sentito.
Se questi sono gli elementi che stanno a precedere (come è prevedibile) finalmente il rientro in partita dei Black Crowes, c'è da aspettare (e da sperare) in un ritorno in grande stile che peraltro Chris Robinson annuncia tra una canzone e l'altra, lasciandosi fuggire che un nuovo disco è in dirittura d'arrivo. I due fratelli Robinson, infatti, accompagnati soltanto da Mona Lisa Young e Charity White alle voci hanno fatto una dozzina di concerti tra New York, Austin e Los Angeles (i Black Crowes sono stati invece in tour tutta l'estate) e durante quelle date unplugged hanno anticipato un assaggio di quello che sarà il nuovo album con un paio di canzoni:
Cold Boy Smile e soprattutto
Magic Rooster Blues dove potenzialmente i Black Crowes potranno lasciarsi esplodere riprendono i meccanismi del songwriting di
Amorica o meglio ancora della sua gestazione, Tall/Band sono sicuramente di buon augurio. Ancora meglio è il feeling che si nota tra i due fratelli, che è poi il nocciolo dell'esistenza dei Black Crowes: la partenza con
Horsehead e
Cursed Diamond è senza esitazioni, ma poi non mancano i gioielli. Prima perla, veramente scintillante, una
Over The Hill da brividi, tratta dallo spiritatissimo John Martyn di Solid Air. Lui viene presentato da Chris Robinson come un folksinger, con l'animo del rock'n'roll guy e visti gli ups & downs della sua tormentata esistenza, la definizione calza.
Poi
Over The Hill è già bella di suo, l'intreccio delle chitarre è splendido e l'interpretazione vocale, beh, è spaziale. C'è da giurare che Over The Hill, almeno come la si sente qui, resterà a lungo nei setlist dei Black Crowes, in un modo o nell'altro. Tra parentesi, Chris Robinson, un grandissimo cantante, qui si rivela anche un buon chitarrista nell'assecondare i fraseggi del fratello. Riletture e ripescaggi dai propri songbook (
My Heart Is Been Killing Me, molto bella e soffusa o
Someday Fast The Sunset in una grande versione) suonano alla grande proprio perché Chris e Rich Robinson sembrano giocare in casa, sono molto rilassati e scelgono le canzoni con un gusto che non scopriamo adesso. Gente che mette in repertorio
Driving Wheel di David Wiffen, piuttoso che
Roll Um Easy dei Little Feat (in una rendition rarefatta che alla fine si traduce in un grande omaggio alla slide di Lowell George) o una pepita di trent'anni fa,
Polly, pescata dalle spedizioni di (Doug) Dillard e (Gene) Clark, appartiene al rock'n'roll ancora prima di prendere in mano le chitarre e cantare.
Le tonnellate di passione si fanno sentire anche con un altro ritrovamento eccellente, ovvero
Darling Of The Undeground Press, che tra l'altro era il titolo di un bootleg unplugged dei Black Crowes che circolava qualche anno fa. In più, è spettacolare il finale di
Thorn In My Pride, una canzone che non ha bisogno di presentazioni, e che, in
Live At The Roxy, si contorce attorno ad una lunga disgressione all'armonica di Chris e ad una funambolica improvvisazione chitarristica di Rich. Per completare il quadro magari bisognerebbe dare un'occhiata anche al DVD che in più contiene anche
Better When You're Not Alone, Welcome To The Goodtimes, Bring On Bring On e
Jealous Again che già non è poco, con il finale di
Thorn In My Pride anticipato da
Forever Young, va da sé, dell'amatissimo Bob Dylan. I fratelli sono tornati, adesso ci vogliono i Black Crowes.