Giunto al suo quarto album, con l'aggiunta di un bel live acustico licenziato solo via web,
Rod Picott conferma tutte le qualità già abbondantemente intraviste con gli ottimi
Stray Dogs (2002) e
Girl from Arkansas(2004). Nato nel Maine, ma cresciuto artisticamente nell'"altro lato" di Nashville dove tutt'ora risiede, Picott ha di volta in volta incrociato il suo songwriting con nomi quali Stephen Allen Davis (vi ricordate di The light pink album?), Gurf Morlix, Fred Eaglesmith e soprattutto Slaid Cleaves, con il quale ha cofirmato numerosi brani tra cui la celeberrima
Brokedown, miglior singolo nelle radio "Americana" nel 2002.
Ora rocker dagli umori springsteeniani, ora balladeer nella migliore tradizione folk, Picott è dotato di una voce rauca e vissuta e di una scrittura credibile e matura che, specialmente in questo nuovo lavoro, non disdegna neppure qualche raffinatezza pop.
Summerbirds è una nuova, convincente, raccolta di undici brani con un inizio al fulmicotone:
Jealous stars è il brano che Jacob Dylan non riesce più a scrivere da anni e sarebbe un perfetto hit single se le radio abitassero più spesso le garageland invocate da Little Steven.
Anche
Hand me down è un pezzo da novanta, con un inciso killer e con le chitarre che girano a mille, come se i giorni di Damn the torpedoes fossero dietro l'angolo. Ma non sono le sole delizie che l'album ci regala: tra una
Sinner's prayer che sarebbe certamente piaciuta all'Uomo in Nero, e una tesa e vibrante
When your birds won't fly, Picott ci mostra il lato più urbano e blue collar di Nashville lontano da lustrini e stivali, nel quale trovano spazio anche le dolenti elegie amorose di
Worry doll e
Trouble girl.
Sono le uniche due oasi da tunnel of love di un disco che per il resto ci mostra un rocker che sta scrivendo una pagina tutt'altro che secondaria nell'immenso paesaggio dei songwriters d'oltreoceano. Ne sono prova anche il pop velato di
Something in Spanish e
Moscow Idaho, prima che una pigra
Little bird in perfetto Lucindastyle chiuda il sipario lasciandoci con la sensazione che
Rod Picott e le sue storie più che una promessa sono un investimento certo per il futuro.