Il nuovo cd di
Mike McClure & pards,
Foam, è un dischetto particolarmente ricco di ruspante dinamismo; è uno di quei cd a cui ci si avvicina con discreta sufficienza, ma che poi ci si ritrova a far girare spesso nel proprio cd-player influenzati dalla prorompente carica rivitalizzante che esce dai brani che vi sono racchiusi. D'altra parte Mike ci aveva già molto ben impressionato poco più di un anno fa con
Camelot Falling, un disco che, (a dispetto di un titolo e una grafica di copertina che sembrava esprimere richiami ai mondi immaginifici di maghi & cavalieri), ci ha intrigato non poco con brani sospesi tra ballate country e sconfinamenti rock-roots di forte caratura. Texano d'adozione, ma originario dell'Oklahoma, McClure è un protagonista nell'ambito della scena del Red Dirt Sound; ha prodotto tra l'altro albums di gente come Cross Canadian Ragweed, Stoney LaRue o Jason Boland ed era il frontman dei Great Divide, un'eccellente band che mischiava country & rock con fertilizzante roots'n'red dirt (consigliabile Break In The Storm)...
Il suo è un sound tipicamente "Americana" e Mike ha dalla sua la capacità di fare canzoni di ampia compattezza dove impronte acustiche e divagazioni elettriche si intrecciano con genuina schiettezza, songs ricche di energia espressiva tutta da ascoltare. In
Foam non riscontriamo particolari deviazioni dalla teologia roots che è insita nel dna di McClure, quello che forse è più evidente è una sferzata di nervosismo elettrico in più, un rivelare tessuti muscolari manifestamente più rock. È un rock energetico con un carattere distintivo che sa di polvere purpurea sospesa nel vento desertico, di prestanti indizi southern e sfaccettature con chitarre in bella vista come piace a noi. In questa avventura
Mike McClure (vocals, guitar & armonica) è affiancato da Tom Skinner al basso e da Eric Hansen alla batteria e a dar una mano ci sono Joe Hardy (producer + guitar, organ, mandolin, bouzuki), Loyd Maines (steel guitar), Travis Linville e Kevin Webb (guitars), Amanda Brown e Kim Mitchell (vocals).
Tra le varie songs menzioniamo innanzitutto la lucente
Saints In The Twilight, splendida e scorrevole come un torrente di montagna e con cento fattezze e belle parti corali mentre
Floods ci riporta ad ambienti roots impolverati ed essenziali... due tracce tra le migliori del cd.
Jack Of Diamonds ha sapidi sapori di country okie imbastardito;
Fool's Holiday è una mid/time track con la steel di Maines ad accentuarne i passaggi.
Nella gustosa
She Don't want nobody avvertiamo reminiscenze che ci riportano un po' a Tom Petty e mille altri, è una piacevole song sferoidale che incede piroettando. L'ardente
Fire è rock dinamitardo con riff di chitarra potentissimi e adrenalina in libertà, da smanettare a tutto volume; lo stesso discorso vale per gli accenti southern di
Belly Of The Beast e per
I Knows…
Lucky Man ha mordenti roots'n'okie, c'è il senso della raschiatura sabbiosa che gira intorno e l'armonica dà sfumature folkie… Sempre a profondo tono passionale è la conclusiva
Calling All Cars.
Mike McClure è sempre uno dei nostri.