NORTH TWIN (Falling Apart)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  15/08/2008
    

Arrivano da Seattle i North Twin, sono al loro primo disco e scelgono di percorrere la strada tracciata da band come i Bottle Rockets mischiando l’energia sferzante del rock tutta nella voce di Tony Fulgham con chitarre e ambientazioni che non disdegnano comparsate nel country-roots, forse legati ai ricordi del leader e della sua infanzia, quando nel lontano Texas il padre non ne aveva mai abbastanza di ascoltare Willie Nelson. Un combo questo Falling Apart che ha molto della purezza e ingenuità degli anni ’70 e si distacca dai ricordi Grunge che la loro città trasmette ancora, una serie di rockacci agresti dove si intravedono le qualità della band (ricordano ad alcuni i Drive by Truckers, sì ma solo per il fatto che hanno in comune una bassista donna…) una Rebecca Young che poi è colei che insieme a Fulgham ha tessuto e fortificato l’essenza della band in un continuo andirivieni con New York, seguendo storie e avventure non sempre in sintonia con lo sviluppo di un progetto musicale, ma i North Twin alla fine hanno trovato una loro amalgama e molto lo si deve anche alla figura del chitarrista Tim DiJulio e al batterista Rick Cranford.
Falling Apart da spazio al rockabilly scanzonato di The Good Guy, quando canta Fulgham non può che far tornare in mente Brian Henneman specialmente poi quando il rock di Gasoline prende piede, bello compatto e le chitarre viaggiano libere senza intoppi così come la title-track, una rootsata fresca, perfetta per le radio-stations. Attacco in solitaria per la delicata No One's Getting Out, accenni di americana ma le chitarre che vibrano in Carole Anne mostrano una disinvoltura maggiore, Tony indurisce la voce ed il rockaccio che ne viene fuori piace per la sua immediatezza. Dello spaesamento iniziale di Halloween in Houston non fatevi ingannare, la dark song costruita su racconti nati intorno al senso della menzogna ha nella chitarra di Di Julio l’arma vincente, magnetica, da prendersi di petto il centro del palcoscenico.
Così dalla spedita Motorbike, che ovviamente corre, corre via… a Turn Around che cresce pian piano, superba rock-ballad, qualche altro sussulto lo lasciano confluire alla fine con Broken Legs che ti scuote a dovere per nascondersi in country assai leggero e monocorde, You Can Never Go Home, ma l’acustica Breathe si riappacifica immediatamente con le sensazioni positive cresciute brano dopo brano in Falling Apart.