JASON BALES & THE REVIVAL (Cruel and Unusual)
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  Recensione del  15/08/2007
    

Facciamo volentieri la conoscenza di Jayson Bales e dei suoi Revival, ensamble proveniente da Dallas. Cruel & Unusual è il loro quarto album, anche se è il primo registrato per un'etichetta (la Pampelmoose, diretta da David Allen dei Gang Of Four) che gli garantisce un contratto per tre anni e una distribuzione anche al di fuori dei confini statunitensi. Personaggio eclettico, amante della musica come della letteratura americana (tra le sue influenze cita "i McMurtry: padre e figlio"), si fa ritrarre nel suo sito felicemente abbracciato a Kinky Friedman, si presta spesso a fare da spalla a Ray Wylie Hubbard e nel suo sito ospita un blog dove si può parlare solo di baseball e politica.
Cruel & Unusual è un bel prodotto, curato fin dalla allegorica copertina che rappresenta in quell'agnello che sbrana il lupo tutta la voglia di rivalsa sociale e morale dei testi di Bales, a volte quasi vicini a certo christian-rock rurale alla Caedmon's Call. 10 canzoni, poche lungaggini e una doppia anima musicale equamente divisa tra brani in puro stile alt-country e altri decisamente più blue-collar, pregni di decise e salutari scariche di elettricità. I secondi si fanno decisamente preferire ai primi, come l'invettiva moralistica di Las Vegas (It's just Disneyland with better food) e la cruda X Street, più o meno una Sodoma e Gomorra moderna, vero e proprio campionario delle bestialità dell'America capitalista, dove le credit cards are the new cocaine e dove si aggirano sconsolati personaggi come l' Eddie Vedder tirato in ballo come simbolo del rock che aspetta una nuova occasione per partecipare al delirio (..and there's a guy in a dirty flannel shirt, looking for his next score, I think he had a hit back when, with Jeremy in '91).
Altro brano da notare è Lazarus Banquet Table, comizio sulle politiche rurali dell'amministrazione americana, che ci riporta per sound e toni ai tempi di Scarecrow di Mellencamp e alle lotte dei Farm Aid degli anni ottanta. Sono queste le canzoni dall'anima più rocciosa, ben pompate dalla produzione di Salim Nourallah, uno che abbiamo già trovato alle spalle degli Old 97's e di Rhett Miller, e soprattutto con la sua band, gli Happiness Factor. Altrove Bales prova ad abbracciare gli umori del jingle-jangle rock in I Wonder Where You Are Tonight, fa il verso al Ryan Adams di 29 nella ballata pianistica Amy's Song, scrive una accorata canzone dedicata a Woody Guthrie con Half Right, ma anche qui non va oltre la normale idolatria da fan appassionato. Bella penna, voce e stile ancora nella media, qualche margine di miglioramento, ma anche la sensazione che questo sia quanto Bales si prefiggeva di raggiungere nella sua vita on the road: se lo incontrate fermatevi pure con lui a fare rifornimento di buona american music, se no procedete pure oltre.