DANNY FLOWERS (Tools for the Soul)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  15/08/2007
    

Un debutto da ricordare. Danny Flowers, navigato musicista di Nashville, chitarrista e session man, cantautore e appassionato studioso della tradizone americana, ha realizzato un disco che, per molti versi, fa il paio con lo stupendo Universal United House of Prayer di Buddy Miller. Ci sono molte analogie: dalla musica che richiama molto la tradizione blues e gospel, al suono scarno ma diretto, all'uso della voce che distilla le parole. Un disco intenso e profondo dove la musica delle radici, il country ed il blues sopratutto, abbracciano il gospel.
Un disco religiosamente intenso che mischia fede e melodia, forza e passione e che porta Danny Flowers alla ribalta, dopo una vita passata volutamente dietro le quinte. Che si tratti di un musicista fuori dalla norma si capisce sin dalle prime note, dalla country deep ballad Tools For The Soul, in cui Danny viene affiancato dalla voce angelica di Emmylou Harris. E la presenza della Harris fa rizzare le antenne. E' vero che Emmy fa duetti a destra ed a manca, ma li fa con chi le piace, e Danny sicuramente è tra i suoi preferiti, vista la qualità del disco. Tools For The Soul è un album che tocca nel profondo che mischia cuore e passionalità, forza ed intimità, preghiere e melodia e che mette sul piatto una manciata di canzoni di grande spessore.
Quello che sorprende in prima battuta è la forza di Flowers, la sua profondità d'animo ma anche la sua perfetta conoscenza della musica del Sud e delle sue tradizioni. Attorniato da pochi musicisti, ma di talento, come John Cowan, Steve Mackey, Lynn Pennebaker, Kevin McKendree e Bill Miller, Flowers scrive canzoni che hanno la forza e l'intensità di brani presi dalla tradizione. Basterebbero l'iniziale Tools For The Soul oppure il blues voce e slide Born To Believe, che ha una forza interiore granitica o la gospel ballad Reason to Try, voce e piano, per capire che ci troviamo di fronte ad un disco speciale. Ma poi ci sono altre canzoni che mostrano che Flowers non è una meteora, ma un musicista solido e preparato che non getta via nessuna nota.
Così scorrono At The Open Door, che ha una melodia tinta nella tradizione, la reggata What Would The Father Say, la dolce Prayer Song (ancora in doppia voce con Emmylou). Ready to Cross Over sembra uscita dalla colonna sonora di Oh Brother, mentre Ungodly è elettrica, quasi rock. L'album si chiude con la pacificante World Enough And Time ed il valzer country I Was A Burden.