BRUCE SPRINGSTEEN with The SEEGER SESSIONS BAND (Live in Dublin)
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  Recensione del  15/08/2007


    

C'era da aspettarselo che, dopo un tour , trionfale, Springsteen celebrasse la sua parentesi con la Seeger Sessions Band con un doppio dal vivo e, ancora più logico, con un DVD. Un concerto godibile, assolutamente coinvolgente, passionale, emotivo, commovente. Una delle migliori performances in assoluto di Bruce, attorniato da una band di sconosciuti ma bravissimi musicisti. Uno spettacolo educativo e formativo, una lezione di musica ma anche di storia e di vita.
Bruce ha scelto le canzoni folk che hanno aiutato la gente a cambiare il mondo, ha chiamato in causa Pete Seeger, il più grande agitatore di masse del secolo scorso (musicalmente parlando), l'uomo che è andato contro al maccartisimo e che è finito nelle liste nere. L'uomo che ha continuato a combattere le ingiustizie e il malgoverno. Poi Bruce, per strada, ha ampliato il suo progetto, ha aggiunto canzoni, ha fatto una cosa meno radicale ed ancora più popolare e, come potete notare voi stessi, ha finito con il togliere Seeger dal nome della band. Infatti ora il progetto è totale, uno sguardo sulla musica folk filtrato in modo personalissimo, con una band formidabile che passa con assoluta sicurezza dal folk al country, al blues, al jazz, alla musica di New Orleans.
Un cocktail gioioso ed esuberante, sostenuto dalla voce carica e tutta cuore di Bruce e contornato da una serie di voci ad alto tasso emozionale. Uno spettacolo che ha commosso e coinvolto e che ha permesso a Springsteen di fare qualche cosa di veramente diverso rispetto a ciò che aveva fatto in passato. Che lui volesse cambiare, uscire dal clichè, era un fatto assodato. Anche la E Street Band gli andava stretta ed i tour acustici lo stanno a dimostrare. Il progetto con la Seeger Sessions Band lo ha soddisfatto completamente. Ed il doppio in questione, registrato nelle tre date finali dal tour mondiale a Dublino lo scorso Novembre (17-18-19) è la chiusura del cerchio.
Il DVD è altamente spettacolare, ripreso con ben 9 telecamere, e mostra Springsteen e la band da ogni angolo, evidenziando non solo il leader ma un pò tutti i musicisti coinvolti: da Patti Scialfa a Soozie Tyrell, da Chocolate Genius, al violinista Sam Bardfeld, al pianista e fisarmonicsta Charlie Giordano, a tutti gli altri strumentisti. E, pur essendo tutti degli emeriti sconosciuti, sanno suonare alla grande e si divertono un mondo, un pò come il Boss.
Dalle prime date a queste tre finali, Springsteen ha ampliato di molto il repertorio, ha continuato ad aggiungere canzoni e le 23 che rappresentano la scaletta delle serate di Dublino sono un pò la summa del meglio. Ci sono i classici, i brani del repertorio delle E Street ripresi, quelli del disco di Seeger ma anche diverse novità. E se non vi dovesse bastare il DVD, con la possibilità di rivedere il concerto ripreso in qualità straordinaria (è stato registrato in alta definizione), potete divertirvi a risentire le versioni rivedute ed assolutamente corrette di Blinded By The Light (formidabile), Growin' Up (coinvolgente), Open All Night, Highway Patrolman, If I Should Fall Behind (uno dei must del tour), Further On Up The Road ed Atlantic City (quella che mi convince meno). Un cenno a parte per American Land, che chiude il concerto, con Springsteen e band scatenati in un brano che è un chiaro omaggio alla musica irlandese, suonato e cantato con una forza ed una presenza notevoli.
Ma, alla fine, i brani che catturano maggiormente sono ancora quelli dell'ultimo disco.
La politicizzata Eyes on the Prize (che abbiamo apprezzato anche sul disco di Mavis Staples) che diventa un canto corale di rara potenza. La contagiosa Pay Me My Money Down, decisamente spettacolare, con la gente che canta e continua fino a quando i musicisti escono dal palco: ma Springsteen si ferma dietro agli amplificatori e continua a suonare la chitarra, poi esce di nuovo e, sempre suonando, saluta il pubblico. Un tripudio. Oppure Mary Don't You Weep: debordante, trascinante, con le voci che si mischiano di continuo, il violino e gli altri strumenti che danzano indiavolati. Spettacolare anche This Little Light of Mine, una gospel song orecchiabile (la facevano Brenda Lee, The Hit Crew, Fontella Bass, Aretha Franklin, Odetta e mille altri) che trascina sin dalle prime note e non ci permette di ascoltarla stando fermi. Che dire di Jesse James, possente e festaiola, con la band che si apre a vari strumenti e, dopo avere dato il là con il banjo, attacca con la fisarmonica, il dobro e chiude con una festa di fiati.
Oppure ancora la trascinate Old Dan Tucker che ci obbliga a cantare ed a muoverci di continuo. Non potevano mancare, visto che siamo in Irlanda, Erie Canal o l'omaggio a Guthrie di My Oklahoma Home (con il coro Blown Away) oppure la politicizzata Mrs Mc Grath. Belle anche Long Time Comin', la sfrenata Jacob 's Ladder e il tributo a New Orleans When The Saints Go Marchin' In, con l'angelo Louis Armstrong che sorride in cielo. Un cenno a parte per la strepitosa How Can A Poor Man Stand Such Times and Live (l'ha scoperta Ry Cooder nei primi settanta) nata e cresciuta nel corso del tour che diventa forse la canzone più importante del lotto per il suo straordinario feeling, per la sua melodia facilmente memorizzabile e per il modo passionale con cui viene suonata Intro di sole voci, quindi fiati e steel guitar e la canzone cresce in modo esponenziale. Ci sono anche due canzoni aggiunte: la corale Love of the Common People e (non poteva mancare) We Shall Overcome, quella che ha dato inizio a questa splendida avventura.