IAN HUNTER (Shrunken Heads)
Discografia border=parole del Pelle

        

  Recensione del  15/08/2007
    

Ian Hunter, leader dei Mott The Hoople, classe 1939, sa ancora fare rock. Malgrado l'età. Prova che l'età non è importante per fare del buon rock, ci vogliono le canzoni, la voce e arrangiamenti di un certo peso. Al tempo stesso bisogna dare atto ad Hunter che non è uno fortunato. Dopo il periodo coi Mott non è più riuscito ad avere un successo, mentre altri lo hanno raggiunto con le sue canzoni (Great White, Barry Manilow), ma bisogna anche dire che Hunter non lo ha mai cercato, usando la propria musica in modo diretto, non scendendo mai a compromessi.
Il suo vate è sempre stato Dylan ma, negli ultimi anni, ha lavorato molto portando la sua musica ad essere una via di mezzo tra il rock di Springsteen e le canzoni al vetriolo di Randy Newman: Shrunken Heads arriva cinque anni dopo Rant ed è meglio. Se Rant aveva gettato la sua attenzione sulla politica inglese, Shrunken Heads va oltre l'atlantico e getta strali velenosi contro la politica Usa, ed ha anche sonorità molto più americane. C'è anche da dire che Shrunken Heads si avvale della produzione di Andy York (John Mellencamp's band) e del violino di Soozie Tyrrell (Springsteen's band) ed inoltre della partecipazione di Graham Maby (già bassista di Joe Jackson), Steve Holly (già batterista dei Wings), Jeff Tweedy (Wilco, alle voci in tre canzoni) quindi Jack Petruzzelli, James Mastro, Andy Burton ed altri.
Una buona compagnia, che dà i suoi frutti. Apre il disco l'ironica Words (Big Mouth), una composizione rock diretta con un coro in cui canta anche Tweedy, ma anche una canzone potente che dà subito indicazioni sul valore del disco. Soul of America è una canzone che potrebbe avere scritto Springsteen, ma invece è del nostro, ed è una ballatona ad ampio respiro. How's Your House si ispira ai reportage dei telegiornali durante la tragedia di Katrina, mentre Guiding Light conferma il suo valore di autore. Shrunken Heads, la canzone che dà il titolo, supera i sette minuti e ci riporta l'Ian Hunter che amiamo di più, quello con le influenze giuste, la voce tonica ed un accompagnamento solido, in puro stile rock 'n' roll.
Fuss About Nothing inizia come le sue composizioni più note, segue tematiche classiche (come se l'avessimo già sentita un milione di volte) ma mantiene intatto il suo fascino. Spesso i suoi testi sono divertenti, anche sin troppo ironici (e qui ce il paragone con Newman), ma poi si riprende con canzoni come Brainwashed e When The World Was Around. Giusto prima della fine c'è I Am What I Hated (Sono quello che odiavo quando ero giovane): un testo mordace, una canzone diretta e semplice, tanto per rompere certi equilibri. Chiude il disco la ballata voce e piano Read 'Em and Weep, un brano di grande intensità che mette a fuoco la voce, ancora bella, e le sue grandi qualità di compositore. Hunter è ancora in grado di emozionare e di fare grande musica.