NIGHTWATCHMAN (One Man Revolution)
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  Recensione del  15/08/2007
    

Non smetteremo mai di ringraziare George Bush Jr. per aver ridato linfa vitale e un nuovo significato all'espressione "canzone di protesta". L'elenco dei dischi e degli artisti che hanno trovato forze creative nel dissenso per la sua politica è lungo, e spesso ne abbiamo già ampiamente parlato in questo sito. L'ultima parola sull'argomento (o la prima della prossima campagna elettorale…), prima dell'imminente cambio della guardia, l'ha voluta avere Tom Morello, l'ex chitarrista dei Rage Against The Machine e più recentemente degli Audioslave, oggi pronto a reinventarsi una carriera con il più che significativo pseudonimo di The Nightwatchman. La sorpresa in questo caso è il linguaggio scelto dal battagliero artista, quello di una folk-song alla Woody Guthrie, ispiratore d'obbligo in materia e palesemente evocato in Maximum Firepower, quando Morello declama che "Tonight I'll prove That this machine here Well it kills fascists too".
Dimenticatevi pertanto le rigorose schitarrate prestate alla voce di Chris Cornell, date anche un colpo di spugna alla violenta rabbia sprigionata dai RATM, perché One Man Revolution è un sentito omaggio a tutte le forme di protest-songs di ben altra tradizione. Oltre all'esempio di papà-Guthrie, è possibile infatti risentire echi non lontani delle lotte anti-Thatcher di Billy Bragg (Union Song sembra uscita da un disco come Workers Playtime) o degli sgangherati inni di rivolta dei Pogues, perfettamente ricalcati nel singolo The Road I Must Travel, di cui è possibile vedere on-line l'eloquente video/spot elettorale. Altre coordinate le potrete trovare in Pete Seeger, Phil Ochs, persino i Clash…non Dylan direi, perché sebbene Morello provi comunque a dare una statura poetica ai suoi testi, mai però si ha l'impressione che conti davvero sulla forma delle sue frasi per "fare letteratura" o qualcosa di simile, come faceva il vecchio Bob anche nei suoi testi più apertamente schierati.
Morello va al sodo, dichiara che l'unica ragione d'essere del disco è la "lotta alla corruzione dell'amministrazione Bush" e non lascia nulla al caso, fa nomi e cognomi, e si premura di cantare in modo chiaro e comprensibile perché il messaggio non venga frainteso. Se dovessi dare un voto considerando i testi le possibilità sarebbero una o cinque stellette, perché "il guardiano notturno" non lascia spazio ai dubbi, o sei con lui o contro di lui, non c'è tempo e spazio per tergiversare ("The clock strikes the hour, Tonight we ride, You've got three more seconds To choose sides"). Quello che invece mi interessa sottolineare è l'aspetto squisitamente formale del disco, che qualunque sia la vostra opinione riguardo alla politica americana, rimane un genuino e autorevole disco di un folk antico, forse un po' scolastico, ma reso fresco da arrangiamenti azzeccati (produce Brendan O'Brien, una garanzia) e una voce che spesso scende dalle parti degli inferi vocali di Billy Bob Thornton. Se non siete in vena di far rivoluzioni mettetevi pure comodi, qui oltre a protestare si fa anche della gran bella canzone d'autore.