DINOSAUR JR. (Beyond)
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  Recensione del  15/08/2007
    

Facciamo come nei migliori film di fantascienza: prendiamo una macchina del tempo, tariamo il timer al 1994 e sostituiamo i master di Without A Sound appena prima che venga pubblicato con le canzoni di Beyond. A questo punto, tornati al 2007, l'esperimento prevede che si apra una qualsiasi storia del rock anni 90 e si verificherà la citazione del nome dei Dinosaur Jr come di un gruppo fondamentale per il decennio, al pari di quei Nirvana che nel 1991 andarono in tour come loro gruppo di supporto.
Purtroppo le cose non sono andate così, all'indomani di un disco come Where You Been, che ancora oggi suona meravigliosamente precursore di tanta musica che ascoltiamo in questi lidi, la vena di J Mascis subì un improvviso inaridimento, passato attraverso un Without A Sound che era la copia del precedente senza averne le canzoni, un Hand It Over del 1997 che si nascondeva dietro strani arrangiamenti, per finire con una breve carriera solista che pochi ricorderanno.
Questo Beyond esce dunque un po' a sorpresa, quando ormai nessuno ci sperava più, e ancora più a sorpresa offre alcune delle più belle canzoni mai uscite dalla chitarra del nostro eroe. Nessuno strano miracolo in verità, la reazione positiva è stata probabilmente scatenata dall'unione di due poli opposti come quelli di J Mascis e Lou Barlow, il bassista che lasciò la band all'indomani di Bug (era il 1988) per imbarcarsi in una carriera piena di soddisfazioni coi Sebadoh e i Folk Implosion, e che qui torna dopo diciannove anni passati letteralmente ad insultarsi.
Ora si sentono "abbastanza pronti", come dichiarano nella prima canzone, che ha un inizio tronco e brusco come se fosse la parte finale di un brano suonato più di vent'anni fa e lasciato incompiuto. Poi arriva Crumble, una seduta d'analisi trasformata in canzone, e qui non citare Neil Young, cosa che mi ero ripromesso di fare per non scadere nel banale, diventa davvero impossibile. Per non parlare delle saettate elettriche di Pick Me Up (con tanto di lungo assolo finale in puro stile da seventies-rock) e di It's Me, che unisce la sofferenza del canto di Mascis ad un micidiale riff incalzante quanto una lugubre messa nera dei Black Sabbath.
E ancora We're Not Alone, una ballata che qualsiasi giovane songwriter transitato in questa webzine farebbe carte false per avere nel proprio repertorio, o This Is All I Came To Do, che se la si spogliasse delle tipiche spigolature sonore dei piccoli dinosauri sarebbe un perfetto brano pop, fino alla acustica (e con tanto di archi) I Got Lost. Spazio anche a voce e penna di Barlow in due brani, tra cui spicca Back To Your Heart, roba per cui quindici anni fa ci si strappava anche le vesti, e che oggi ci permette almeno di scamiciarci un poco. E' proprio vero che a volte lasciarsi è la giusta terapia per riaccendere la fiamma di un rapporto, per cui davanti a questi brillanti risultati lanciamo un appello: che qualcuno porti anche Bob Mould e Grant Hart degli Husker Du da un consulente matrimoniale!