TWO COW GARAGE (Three)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  20/05/2007
    

I Two Cow Garage, questo giovane ed energico trio dell'Ohio, sono tornati più grintosi che mai con un nuovo lavoro dai tempi di The Wall Against Our Back del 2004. Negli ultimi due anni la band si è mossa come una trottola impazzita per gli Usa, nel classico van da "School Of Rock" che ogni rock'n'roll band dovrebbe avere. Fra i sedili del mezzo Dustin Harigle, Shane Sweeny e Micah Schanadel hanno buttato giù una manciata di brani, affinando anche le loro maniere (almeno agli strumenti), fatte sempre e comunque di un forte impatto frontale.
Le voci no, quelle sono "scartavetrate", rauche e strazianti come al solito, forse peggio. Dal punto di vista musicale e di feedback roots rock, Three è però l'album della maturità. Guardando ancora una volta al giovane zio rockettaro Brent Best (ieri Slobberbone e oggi The Drams. Qui co-produttore con Matt Pence dei Centro Matic in qualche pezzo e alla chitarra in Camo), i ragazzi fanno più che degnamente la loro parte di cow-punkers. A loro si è unito per l'occasione Scott Danbom, pianista e membro dei Centro-Matic. L'energia è la benzina che alimenta il motore di un prodotto accattivante, colmo di chitarre distorte, dalle finiture poco ortodosse, con assoli tutt'altro che velleitari, centellinati ma efficaci ed in linea con lo stile oggi di proprietà dei The Drams.
Del resto a Micah Schnebel non viene certo chiesto di essere il nuovo Yngwie Malmsteen: ci basta che picchi sulla sua Fender come un ossesso, liberando accordi spessi e dilatati. Ad eccezione di Should've California, aperta da una chitarra acustica, quasi tutto il resto di Three è l'emblema di quell'intruglio maleodorante che mischia rock e sudore. E' inutile elencare i brani, si rischierebbe di essere noiosi nel sottolineare quanto la componente roots rock sia ricorrente.
Basta sottolineare quanto le eccezioni allo stile di riferimento siano ben inserite nel contesto di Three: Mediocre ha una melodia rock arricchita dall'incursione dei fiati; Camaro è una ballata che scatta sull'attenti ai primi cenni di chitarra elettrica; Blanket Gray è il tentativo di regalare momenti quasi da opera rock; Arson ha la morte addosso; il saliscendi Postcards And Apologies chiude il disco. Tutto questo è concentrato nella seconda metà dell'album. La prima è invece al fulmicotone.