JACK INGRAM (This Is It)
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  Recensione del  20/05/2007
    

Dopo una serie piuttosto lunga di dischi dal vivo (l'ultimo, Live Wherever You Are, è una vera forza della natura) finalmente Jack Ingram, texano doc, torna al disco di studio, a cinque anni da Electric. This Is It, questo il titolo del nuovo lavoro di Jack, si può tranquillamente considerare il suo disco definitivo; tutte le caratteristiche della musica del giovane texano trovano qui infatti la loro massima espressione: un sound tosto e pulsante, canzoni fiere e potenti, una bella voce, chitarre in gran spolvero ed una manciata di canzoni di valore.
Le influenze dei grandi maestri texani sono sempre ben presenti nella musica di Jack (specialmente Waylon Jennings), ma ormai il ragazzo ha imparato a camminare con le sue gambe, e porta a termine un disco di grande spessore, più rock che country, con una solida band alle spalle e, come ciliegina sulla torta, una produzione altamente professionale, ad opera di Doug Lancio, Jeremy Stover e dello stesso Ingram. Measure Of A Man, opening track scritta da Radney Foster, è perfetta per iniziare un disco come questo: bel riff di chitarra, voce chiara e forte, melodia diretta e pulita, per un heartland rock figlio di Springsteen e Steve Earle. Sulla stessa lunghezza d'onda Hold On, rock ballad tersa come il cielo texano, impreziosita da un sound di prim'ordine. Proprio qui sta la marcia in più del disco: la bravura di Ingram è ormai assodata, ma una produzione matura ed "adulta" era il tassello che ancora mancava. Lips Of An Angel è il primo singolo estratto (è una cover degli Hinder, oscura rock band), una ballad piena di energia, Jack non è il tipo da sdolcinature e mollezze: la melodia ha un che di già sentito, ma rimane comunque godibilissima. Wherever You Are era già sul precedente live come bonus track in studio (come la seguente Love You), ed è una fiera rock song chitarristica sferzata dal vento, che risentiamo con grande piacere. Love You è puro country-rock texano, tutto birra, ritmo e sudore, perfetta per le esibizioni dal vivo; Easy as 1,2,3, scritta con Todd Snider, possiede il ritmo e la freschezza tipiche del bravo Todd.
Ava Adele è un'oasi acustica molto gradita, una parentesi bucolica tenue e gentile; la potente Make A Wish sa di strade polverose ed arse dal sole, mentre la mossa Great Divide ha dei punti in comune con il Jack Ingram dei primi dischi. La tosta Don't Want To Hurt, dal bel riff d'apertura, sprizza rock da tutti i pori, come pure Maybe She'll Get Lonely, vero esempio di pura Americana. Il CD si chiude con All I Can Do: inizio attendista, chitarra acustica e piano, poi la canzone si sviluppa a poco a poco, diventando un folk-rock elettrico di grande effetto (ed i fiati nel finale sono azzeccatissimi), degna conclusione di un lavoro di grande maturità. Jack Ingram è attualmente uno dei migliori texani sulla scena, e non è escluso che possa ancora migliorare. Speriamo che non faccia passare altri cinque anni.