RAINRAVENS (Garden Rocket)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  16/04/2007
    

La parabola dei Rainravens potrebbe essere utile per fare il punto della situazione sul genere "Americana" (le etichette ai generi musicali sono antipatiche, lo so, ma purtroppo necessarie per parlarne...). Band nata a metà degli anni '90 in quel di Austin sulla scia del generale risveglio di tutta la scena musicale rurale statunitense, il quartetto ha portato avanti la propria proposta musicale fatta di puro country-rock con pochi e ben dosati imbastardimenti con altri stili. Le caratteristiche sono comuni a molte altre formazioni che resistono da più di dieci anni sulle "rootshighway" d'olteoceano: autoproduzione, canzoni fatte in casa, tanta vita on the road e promozione per canali preferenziali e dedicati, in questo caso attraverso la benemerita etichetta Blue Rose.
Il risultato di tutto è subito evidente ascoltando anche questa loro nuova produzione: non esiste percorso evolutivo di album in album, suono, songwriting e temi trattati sono sempre simili, secondo una rigida codifica e standardizzazione in tutto e per tutto paragonabile a quella che da tempo governa la scena blues internazionale. Accantoniamo dunque ogni velleità di rinnovamento e accettiamoli per quello che sono, se non altro perché almeno la prima parte di questo cd sciorina una serie di deliziose road-songs che potrebbero comunque essere prese in considerazione per la colonna sonora delle nostre prossime vacanze "on the road".
Su tutte valga l'esempio di Highway Prayer, un vero proprio documento programmatico della filosofia da strada portata alle estreme conseguenze anche dopo la morte ("Don't take me back when I'm gone, lay me down in my tracks out by the road somewhere"), un brano talmente bello da meritare una doppia versione con una deliziosa reprise in puro stile da funerale di New Orleans. E' questo l'unico vero lampo dell'album, anche se la sequenza iniziale annovera anche altri notevoli episodi come Earth Rolls Over e Dragonfly, oltre che la bluesata e divertente Ruby. Bei colpi che fanno ben sperare, ma dalla metà della tracklist in poi il ritmo rallenta e ci si inoltra in una serie di accorate e sofferte ballate, scritte, cantate e suonate con molto mestiere, ma senza quella spinta emotiva necessaria a lasciare segni indelebili nei nostri cuori.
Garden Rocket è il loro primo album fin da One Last Saturday Night del 2001 e forse visto il lungo periodo di pausa (interrotta l'anno scorso da una antologia che rimane ancora il loro acquisto più consigliabile) era lecito aspettarsi qualcosina di più, ma basta guardare le espressioni dei leader Andy Van Dyke e David Ducharme sulla foto del retro del cd per capire che la loro vita è fatta del ritmo pigro di una bella ballad, suonata possibilmente con amici sulla veranda al chiaro di luna sorseggiando una birra fresca….. Non sarà il massimo, ma non possiamo neanche dargli tutti i torti.